Olga benario

Olga benario
rivoluzionaria e martire

lunedì 7 novembre 2011

viva la rivoluzione d'ottobre

Viva la Rivoluzione d'ottobre!
Oggi ricordiamo l' anniversario della Rivoluzione d'Ottobre per rinnovare la nostra convinzione nei valori che portarono alla liberazione di milioni di uomini e di donne uniti nell'URSS che è stata nazione di nazioni e patria del socialismo rimpianto da quanto lo conobbero e vissero dentro le sue regole. La fine dell'URSS è avvenuta nel 1993 con il colpo di Stato di Eltsin che non incontrò alcuna resistenza a riprova della sua natura profondamente civile e democratica. L'URSS è caduta perchè ha perduto le sue difese nell'accerchiamento capitalistico, si è aperta ad un mondo esterno che invece aspettava vorace di regolare i conti che non era riuscito a chiudere nel lungo sanguinoso assedio della Rivoluzione durato fino al 1923 dentro la stessa URSS e poi mai dismesso per i settanta anni della sua gloriosa esistenza. L'URSS è stata una grande potenza di pace, non ha usato l'atomica come gli americani hanno fatto a Hiroshima e Nagasaki, non ha aggredito i piccoli popoli indifesi con la sua superiorità aerea e tecnologica come hanno fatto e fanno gli imperialisti USA dalla guerra di Corea all'aggressione alla Libia.
Con la fine dell'URSS l'Europa ha perso la sua grande speranza di futuro. I popoli europei non saranno nè liberi nè eguali e perderanno tutte le conquiste che avevano realizzato con l'appoggio morale e politico dei comunisti. La Grecia si accinge ad un durissimo inferno di fame, l'Italia è stata proditoriamente attaccata dalla speculazione internazionale che non è altro che la megalomania di un pugno di banchieri in grado di manovrare senza essere soggetti ad alcuna limitazione o regola una massa di 12 mila miliardi di euro e distruggere Stati sovrani attaccando il loro debito. Da quando manca l'URSS viviamo nell'anarchia amorale e spietata di un mondo in cui tutte le certezze degli esseri umani sono messe in discussione compresa quella stessa di esistere. Non solo le conquiste realizzate ma il diritto a non essere rovinati e travolti dalla valanga sociale che produce diecine e diecine di milioni di nuovi poveri a cominciare dagli Stati Uniti dove la povertà sta diventando il tratto dominante delle grandi metropoli e delle città abbandonate della deindustrializzazione violenta.
Oggi più che mai i pericoli ai quali il capitalismo espone l'umanità di miseria, degrado della natura, guerre di sterminio e coloniali, ripropongono la necessità del socialismo. O socialismo o barbarie. Il socialismo è superiore eticamente al capitalismo e adatto meglio del capitalismo al giusto uso sociale di risorse sempre più limitate ed al balzo culturale necessario all'umanità e che non è certo quello racchiuso dai prodotti informatici ma nello uso della scienza al servizio dell'uomo e non degli affaristi.
La socialdemocrazia non può che piegarsi ai piedi dei banchieri come sta facendo in Europa. Non ha risposte. Ne diventa compli cde nel mettere il cappio al collo alle classi lavoratrici. Le riforme di struttura non servono che a rafforzare la logica del profitto. Il capitalismo non è nè riformabile nè condizionabile come ci eravamo illusi. Deve essere abbattuto con il suo potere di ingiustizia e di atrocità sociali e militari.
Viva la Rivoluzione d'Ottobre!
Pietro Ancona

mercoledì 2 novembre 2011

lettera di Lenin agli operai d'europa e d'america

Lettera agli operai d'Europa e d'America
Pubblicato il 24 gennaio 1919 sull'Izvestia n° 16 e sulla Pravda n° 16



Compagni,

nella conclusione alla mia lettera agli operai americani, del 20 agosto 1918, scrivevo che ci troveremo in una fortezza assediata fino al giorno in cui gli altri eserciti della rivoluzione socialista internazionale non ci verranno in aiuto. Gli operai stanno rompendo con i loro socialtraditori, con i Gompers e con i Renner, aggiungevo. Gli operai si avvicinano, lentamente ma costantemente, alla tattica comunista e bolscevica.

Dal giorno in cui sono state scritte queste parole sono trascorsi meno di cinque mesi, e bisogna dire che la maturazione della rivoluzione proletaria mondiale, in rapporto al passaggio degli operai dei diversi paesi al comunismo e al bolscevismo, si è svolta nel frattempo con straordinaria rapidità.

Il 20 agosto 1918 solo il nostro partito, il partito bolscevico, aveva rotto decisamente con la vecchia Internazionale, con la II Internazionale del periodo 1896-1914, che era fallita così vergognosamente durante la guerra imperialistica del 1914-1918. Solo il nostro partito si era avviato per una nuova strada, passando dal socialismo e dal socialdemocratismo, copertisi di vergogna per la loro alleanza con la brigantesca borghesia, al comunismo, passando dal riformismo e dall'opportunismo piccolo-borghese, che permeavano e permeano tuttora profondamente i partiti socialdemocratici e socialisti ufficiali, a una tattica realmente proletaria e rivoluzionaria.

Oggi, 12 gennaio 1919, vediamo già tutta una serie di partiti proletari comunisti, non solo entro i confini del vecchio impero zarista, per esempio in Lettonia, in Finlandia, in Polonia, ma anche nell'Europa occidentale, in Austria, in Ungheria, in Olanda ed, infine, in Germania. Nel momento in cui la tedesca "Lega Spartaco", con dirigenti così illustri e noti in tutto il mondo, con difensori della classe operaia così fedeli come Liebknecht, Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Franz Mehring, ha rotto definitivamente i suoi rapporti con i socialisti del genere di Scheidemann e di Südekum, con questi socialsciovinisti (socialisti a parole e sciovinisti nei fatti) che si sono disonorati per sempre a causa della loro alleanza con la brigantesca borghesia imperialistica di Germania e con Guglielmo II, nel momento in cui la "Lega Spartaco" ha assunto il nome di "Partito Comunista di Germania", la fondazione della III Internazionale, dell'Internazionale comunista, realmente proletaria, realmente internazionalistica, realmente rivoluzionaria, è diventata un fatto. Questa fondazione non è stata ancora sancita formalmente, ma di fatto la III Internazionale già esiste.

Tutti gli operai coscienti, tutti i socialisti sinceri non possono non vedere oggi quale infame tradimento del socialismo abbiano preparato coloro che hanno sostenuto la "propria" borghesia nella guerra del 1914-18, come hanno fatto i menscevichi e i "socialisti-rivoluzionari" in Russia, gli Scheidemann e i Südekum in Germania, i Renaudel e i Vandervalde in Francia, i Henderson e i Webb in Inghilterra, i Gompers e soci in America. Questa guerra si è pienamente smascherata come una guerra imperialistica, reazionaria, di rapina sia da parte della Germania che da parte dei capitalisti d'Inghilterra, di Francia, d'Italia e d'America, che cominciano ora ad azzuffarsi per la spartizione del bottino trafugato, per la spartizione della Turchia, della Russia, delle colonie africane e polinesiane, dei Balcani, ecc. Le ipocrite frasi di Wilson e dei "wilsoniani" sulla "democrazia" e sull' "alleanza dei popoli" vengono smascherate con sorprendente rapidità nel momento in cui vediamo la borghesia francese impadronirsi della riva sinistra del Reno e i capitalisti francesi, inglesi e americani arraffare la Turchia (Siria, Mesopotamia) e una parte della Russia (Siberia, Arcangelo, Bakù, Krasnovodsk, Ashkhabad, ecc.), nel momento in cui vediamo accentuarsi l'inimicizia tra l'Italia e la Francia, tra la Francia e l'Inghilterra, tra l'Inghilterra e l'America, tra l'America e il Giappone, per la spartizione del bottino.

Accanto a questi "socialisti" pusillanimi, irresoluti, profondamente imbevuti dei pregiudizi della democrazia borghese, che ieri difendevano i "loro" governi imperialistici e oggi si limitano a elevare "proteste" platoniche contro l'intervento militare in Russia, accanto a costoro aumenta nei paesi dell'Intesa il numero di coloro che seguono la strada del comunismo, la strada di MacLean, di Debs, di Loriot, di Lazzari, di Serrati, di coloro i quali hanno capito che solo il rovesciamento della borghesia, la distruzione dei parlamenti borghesi, solo il potere sovietico e la dittatura del proletariato possono schiacciare l'imperialismo, garantire la vittoria del socialismo, assicurare una pace duratura.

Il 20 agosto 1918 la rivoluzione proletaria era limitata alla Russia, e il "potere sovietico", ossia il fatto che tutto il potere dello Stato è nelle mani dei Soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, sembrava (ed era di fatto) un'istituzione puramente russa.

Oggi, il 12 gennaio 1919, registriamo un poderoso movimento "sovietico" non solo nelle regioni del vecchio impero zarista, in Lettonia, per esempio, in Polonia e in Ucraina, ma anche nei paesi dell'Europa occidentale, nei paesi neutrali (Svizzera, Olanda, Norvegia) e in quelli che hanno sofferto per la guerra (Austria, Germania). La rivoluzione in Germania, che è particolarmente importante e caratteristica, poiché la Germania è uno dei paesi capitalistici più progrediti, ha assunto subito delle forme "sovietiche". Tutto il processo di sviluppo della rivoluzione tedesca e, in particolare, la lotta degli "spartachisti", cioè dei veri e unici rappresentanti del proletariato, contro l'alleanza tra la canaglia traditrice degli Schidemann e dei Südekum e la borghesia, mostrano chiaramente come la storia ponga il problema nei riguardi della Germania.

O il "potere sovietico" o il parlamento borghese, qualunque sia l'insegna (Assemblea "nazionale" o Assemblea "costituente") sotto cui si presenta.

è questa l'impostazione storico-mondiale del problema: cosa che possiamo e dobbiamo dire senza tema di esagerare.

Il "potere sovietico" è il secondo atto storico mondiale o la seconda fase di sviluppo della dittatura del proletariato. Il primo atto è stato la Comune di Parigi. La geniale analisi del contenuto e della portata della Comune, fatta da Marx nella Guerra civile in Francia, ha mostrato come la Comune abbia creato un nuovo tipo di Stato, lo Stato proletario. Ogni Stato, persino la repubblica più democratica, non è altro che una macchina con cui una classe schiaccia un'altra classe. Lo Stato proletario è la macchina con cui il proletariato schiaccia la borghesia, e questa repressione è necessaria, a causa della furiosa e disperata resistenza, che non si arresta dinanzi a niente, opposta dai grandi proprietari fondiari e dai capitalisti, da tutta la borghesia e da tutti i suoi accolti, da tutti gli sfruttatori, non appena ha inizio il loro rovesciamento, non appena comincia l'espropriazione degli espropriatori.

Il parlamento borghese, sia pure il più democratico nella repubblica più democratica, nella quale permanga la proprietà dei capitalisti e il loro potere, è la macchina di cui un pugno di sfruttatori si serve per schiacciare milioni di lavoratori. I socialisti, lottando per emancipare i lavoratori dallo sfruttamento, hanno dovuto utilizzare i parlamenti borghesi, come una tribuna, come una delle basi per la propaganda, per l'agitazione, per l'organizzazione, fino a che la nostra lotta è rimasta entro i limiti del regime borghese. Ma oggi che la storia mondiale ha posto all'ordine del giorno il compito di distruggere tutto questo regime, di abbattere e schiacciare gli sfruttatori, di passare dal capitalismo al socialismo, oggi, limitarsi al parlamentarismo borghese, alla democrazia borghese, abbellire questa democrazia come "democrazia" in generale, celarne il carattere borghese, dimenticare che il suffragio universale, sino a che perdura la proprietà dei capitalisti, è solo una delle armi dello Stato borghese, significa tradire vergognosamente il proletariato, passare dalla parte del suo nemico di classe, dalla parte della borghesia, significa essere un traditore e un rinnegato.

Le tre tendenze del socialismo mondiale, di cui la stampa bolscevica ha parlato instancabilmente dopo il 1915, si delinearono dinanzi a noi con singolare evidenza, alla luce della lotta sanguinosa e della guerra civile in Germania.

Il nome di Karl Liebknecht è noto agli operai di tutti i paesi. Dappertutto, e in particolare nei paesi dell'Intesa [7], questo nome è il simbolo della dedizione del capo agli interessi del proletariato, il simbolo della fedeltà alla rivoluzione socialista. Questo nome è il simbolo di una lotta realmente sincera e piena di abnegazione, di una lotta implacabile contro il capitalismo. Questo nome è il simbolo di una lotta intransigente contro l'imperialismo, non a parole ma nei fatti, di una lotta aperta a tutti i sacrifici nel momento stesso in cui il "proprio" paese è intossicato dalle vittorie imperialistiche. Con Liebknecht e con gli "spartachisti" si schiera quanto c'è ancora di onesto e di realmente rivoluzionario tra i socialisti della Germania, si schierano tutti gli elementi migliori e più convinti del proletariato, tutte le masse degli sfruttati che fremono di sdegno e sono sempre più pronte alla rivoluzione.

Contro Liebknecht sono gli Scheidemann, i Südekum e tutta questa banda di spregevoli lacchè del Kaiser e della borghesia. Sono dei traditori del socialismo come i Gompers e i Victor Berger, i Hendersonn e i Webb, i Renaudel e i Vandervelde. Sono lo strato superiore degli operai comprati dalla borghesia, che noi bolscevichi (rivolgendoci ai Südekum russi, ai menscevichi) chiamavamo "agenti segreti della borghesia nel movimento operaio" e che i migliori socialisti d'America hanno battezzato, con un'espressione meravigliosa per la sua espressività e per la sua profonda verità, come "labor lieutenants of the capitalist class", "luogotenenti operai della classe capitalistica". è questo il tipo più recente e "moderno" di tradimento del socialismo, perché in tutti i paesi civili, progrediti, la borghesia depreda, mediante l'oppressione coloniale o traendo "profitti" finanziari da paesi deboli formalmente indipendenti, una popolazione molto più numerosa di quella del "proprio" paese. Di qui la possibilità economica dei "sovrapprofitti" per la borghesia imperialistica e l'impiego di una parte di questi sovrapprofitti per corrompere l'esiguo strato superiore del proletariato, per trasformarlo in piccola borghesia riformistica, opportunistica, che ha paura della rivoluzione.

Tra gli spartachisti e i seguaci di Scheidemann ci sono i "kautskiani" esitanti e privi di carattere, che la pensano come Kautsky, che a parole sono "indipendenti" ma che di fatto dipendono per intero e su tutta la linea oggi della borghesia e dai fautori di Scheidemann, domani dagli spartachisti, che in parte seguono i primi e in parte i secondi, che non hanno idee, carattere, una linea politica, onore, coscienza, che sono l'incarnazione vivente della confusione dei filistei, i quali a parole sono per la rivoluzione socialista, ma che di fatto sono incapaci di capirla, non appena è cominciata, e difendono da rinnegati la "democrazia" in generale, cioè difendono nei fatti la democrazia borghese.

In ogni paese capitalistico ogni operaio che riflette riconoscerà nella situazione ogni volta diversa in rapporto alle condizioni nazionali e storiche, proprio queste tre tendenze fondamentali, tanto tra i socialisti quanto tra i sindacalisti, poiché la guerra imperialistica e l'inizio della rivoluzione proletaria mondiale generano nel mondo intero correnti ideali e politiche omogenee.



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Le righe precedenti erano state scritte prima del selvaggio e infame assassinio di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg per opera del governo di Ebert e di Scheidemann. Questi carnefici, che strisciano servilmente davanti alla borghesia, hanno permesso alle guardie bianche tedesche, cani di guardia della sacra proprietà capitalistica, di linciare Rosa Luxemburg, di colpire alle spalle Karl Liebknecht, adducendo il pretesto palesemente falso di una sua "fuga" (lo zarismo russo, reprimendo nel sangue la rivoluzione del 1905, ha fatto più volte ricorso ad assassini di questo genere, adducendo lo stesso falso pretesto della "fuga" degli arrestati); questi carnefici hanno coperto in pari tempo le guardie bianche con l'autorità di un governo innocente che si pretende al di sopra delle classi! Non vi sono parole per descrivere la turpitudine e l'infamia di questo omicidio commesso da sedicenti socialisti. Evidentemente, la storia ha scelto una strada nella quale la funzione dei "luogotenenti operai della classe capitalistica" deve essere svolta sino all'"estremo limite" della ferocia, della bassezza e della vigliaccheria. Continuino gli sciocchi kautskiani a parlare nel loro giornale, Die Freiheit [8], di un "tribunale" dei rappresentanti di "tutti" i partiti "socialisti" (queste anime servili continuano a chiamare socialisti i boia Scheidemann)! Questi eroi dell'ottusità filistea e della viltà piccolo-borghese non capiscono neppure che il tribunale è un organo del potere statale e che la lotta e la guerra civile in Germania si svolgono appunto per stabilire in quali mani sarà questo potere: nelle mani della borghesia, a cui prestano i loro "servigi" gli Scheidemann, come carnefici e istigatori di Pogrom, i Kautsky, come esaltatori della "democrazia pura", o nelle mani del proletariato, che rovescerà gli sfruttatori capitalisti e ne schiaccerà la resistenza.

Il sangue degli uomini migliori dell'Internazionale proletaria, dei capi indimenticabili della rivoluzione socialista mondiale, temprerà sempre nuove masse di operai a una lotta ad oltranza. E questa lotta condurrà alla vittoria. Abbiamo conosciuto in Russia, nell'estate del 1917, le "giornate di luglio", quando gli Scheidemann russi, i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari, coprivano "con l'autorità dello Stato" la "vittoria" delle guardie bianche sui bolscevichi e quando per le strade di Pietrogrado i cosacchi linciavano l'operaio Voinov per avere diffuso appelli bolscevichi. Sappiamo per esperienza con quanta rapidità queste "vittorie" della borghesia e dei suoi servi guariscano le masse dalle illusioni del democratismo borghese, del "suffragio universale", ecc.



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Tra la borghesia e in seno ai governi dell'Intesa si registrano attualmente certe esitazioni. Una parte vede che in Russia sta già cominciando la disgregazione dei reparti militari alleati, che aiutano le guardie bianche e servono la più nera reazione dei monarchici e dei proprietari fondiari; che la prosecuzione dell'intervento militare e i tentativi di sconfiggere la Russia, in quanto richiedono un esercito di occupazione forte di milioni di uomini, per un lungo periodo, costituiscono la via più sicura perché la rivoluzione proletaria si trasferisca al più presto nei paesi dell'Intesa. L'esempio dell'esercito tedesco d'occupazione in Ucraina è abbastanza persuasivo.

L'altra parte della borghesia dei paesi dell'Intesa continua a essere favorevole all'intervento militare in Russia, all'"accerchiamento economico" (Clemenceau) e allo strangolamento della Repubblica sovietica. Tutta la stampa al servizio di questa borghesia, cioè la maggior parte dei quotidiani d'Inghilterra e di Francia comprati dai capitalisti, vaticina il rapido crollo del potere sovietico, descrive gli orrori della fame in Russia, diffonde menzogne sui "disordini" e sull'"instabilità" del governo sovietico. I reparti delle guardie bianche, dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, che l'Intesa aiuta con ufficiali, armamento, denaro e forze ausiliarie, dividono, affamandoli, il centro e il nord della Russia dalle regioni più ricche di grano, dalla Siberia e dalla regione del Don.

Le sofferenze degli operai affamati a Pietrogrado, a Mosca, a Ivanovo-Voznesensk e in altri centri industriali sono realmente gravi. Le masse operaie non avrebbero mai sopportato la miseria e i tormenti della fame a cui li condanna l'intervento militare dell'Intesa (un intervento spesso mascherato con la promessa ipocrita di non inviare i "propri" eserciti, mentre continua l'invio di "truppe di colore", armamenti, denaro, ufficiali), le masse non avrebbero sopportato tali sventure, se gli operai non avessero compreso che difendono in tal modo la causa del socialismo in Russia e nel mondo intero.

I reparti "alleati" e delle guardie bianche occupano Arcangelo, Perm, Orenburg, Rostov sul Don, Bakù, Ashkhabad, ma il "movimento sovietico" ha conquistato Riga e Kharkov. La Lettonia e l'Ucraina diventano repubbliche sovietiche. Gli operai vedono che non sopportano invano i loro grandi sacrifici, che la vittoria del potere sovietico avanza e si estende, cresce e si consolida in tutto il mondo. Ogni mese di dura lotta e di gravi sacrifici rafforza la causa del potere sovietico nel mondo intero, indebolisce i suoi nemici, gli sfruttatori.

Gli sfruttatori hanno ancora in mano tanta forza da poter uccidere e linciare i dirigenti migliori della rivoluzione proletaria mondiale, da aggravare i sacrifici e le sofferenze degli operai delle regioni e dei paesi occupati o conquistati. Ma gli sfruttatori di tutto il mondo non avranno tanta forza da poter frenare la vittoria della rivoluzione proletaria mondiale, che emancipa l'umanità dall'oppressone del capitale, dall'eterna minaccia di nuove guerre imperialistiche, inevitabili all'epoca del capitalismo.

N. Lenin