Olga benario

Olga benario
rivoluzionaria e martire

lunedì 7 novembre 2011

viva la rivoluzione d'ottobre

Viva la Rivoluzione d'ottobre!
Oggi ricordiamo l' anniversario della Rivoluzione d'Ottobre per rinnovare la nostra convinzione nei valori che portarono alla liberazione di milioni di uomini e di donne uniti nell'URSS che è stata nazione di nazioni e patria del socialismo rimpianto da quanto lo conobbero e vissero dentro le sue regole. La fine dell'URSS è avvenuta nel 1993 con il colpo di Stato di Eltsin che non incontrò alcuna resistenza a riprova della sua natura profondamente civile e democratica. L'URSS è caduta perchè ha perduto le sue difese nell'accerchiamento capitalistico, si è aperta ad un mondo esterno che invece aspettava vorace di regolare i conti che non era riuscito a chiudere nel lungo sanguinoso assedio della Rivoluzione durato fino al 1923 dentro la stessa URSS e poi mai dismesso per i settanta anni della sua gloriosa esistenza. L'URSS è stata una grande potenza di pace, non ha usato l'atomica come gli americani hanno fatto a Hiroshima e Nagasaki, non ha aggredito i piccoli popoli indifesi con la sua superiorità aerea e tecnologica come hanno fatto e fanno gli imperialisti USA dalla guerra di Corea all'aggressione alla Libia.
Con la fine dell'URSS l'Europa ha perso la sua grande speranza di futuro. I popoli europei non saranno nè liberi nè eguali e perderanno tutte le conquiste che avevano realizzato con l'appoggio morale e politico dei comunisti. La Grecia si accinge ad un durissimo inferno di fame, l'Italia è stata proditoriamente attaccata dalla speculazione internazionale che non è altro che la megalomania di un pugno di banchieri in grado di manovrare senza essere soggetti ad alcuna limitazione o regola una massa di 12 mila miliardi di euro e distruggere Stati sovrani attaccando il loro debito. Da quando manca l'URSS viviamo nell'anarchia amorale e spietata di un mondo in cui tutte le certezze degli esseri umani sono messe in discussione compresa quella stessa di esistere. Non solo le conquiste realizzate ma il diritto a non essere rovinati e travolti dalla valanga sociale che produce diecine e diecine di milioni di nuovi poveri a cominciare dagli Stati Uniti dove la povertà sta diventando il tratto dominante delle grandi metropoli e delle città abbandonate della deindustrializzazione violenta.
Oggi più che mai i pericoli ai quali il capitalismo espone l'umanità di miseria, degrado della natura, guerre di sterminio e coloniali, ripropongono la necessità del socialismo. O socialismo o barbarie. Il socialismo è superiore eticamente al capitalismo e adatto meglio del capitalismo al giusto uso sociale di risorse sempre più limitate ed al balzo culturale necessario all'umanità e che non è certo quello racchiuso dai prodotti informatici ma nello uso della scienza al servizio dell'uomo e non degli affaristi.
La socialdemocrazia non può che piegarsi ai piedi dei banchieri come sta facendo in Europa. Non ha risposte. Ne diventa compli cde nel mettere il cappio al collo alle classi lavoratrici. Le riforme di struttura non servono che a rafforzare la logica del profitto. Il capitalismo non è nè riformabile nè condizionabile come ci eravamo illusi. Deve essere abbattuto con il suo potere di ingiustizia e di atrocità sociali e militari.
Viva la Rivoluzione d'Ottobre!
Pietro Ancona

mercoledì 2 novembre 2011

lettera di Lenin agli operai d'europa e d'america

Lettera agli operai d'Europa e d'America
Pubblicato il 24 gennaio 1919 sull'Izvestia n° 16 e sulla Pravda n° 16



Compagni,

nella conclusione alla mia lettera agli operai americani, del 20 agosto 1918, scrivevo che ci troveremo in una fortezza assediata fino al giorno in cui gli altri eserciti della rivoluzione socialista internazionale non ci verranno in aiuto. Gli operai stanno rompendo con i loro socialtraditori, con i Gompers e con i Renner, aggiungevo. Gli operai si avvicinano, lentamente ma costantemente, alla tattica comunista e bolscevica.

Dal giorno in cui sono state scritte queste parole sono trascorsi meno di cinque mesi, e bisogna dire che la maturazione della rivoluzione proletaria mondiale, in rapporto al passaggio degli operai dei diversi paesi al comunismo e al bolscevismo, si è svolta nel frattempo con straordinaria rapidità.

Il 20 agosto 1918 solo il nostro partito, il partito bolscevico, aveva rotto decisamente con la vecchia Internazionale, con la II Internazionale del periodo 1896-1914, che era fallita così vergognosamente durante la guerra imperialistica del 1914-1918. Solo il nostro partito si era avviato per una nuova strada, passando dal socialismo e dal socialdemocratismo, copertisi di vergogna per la loro alleanza con la brigantesca borghesia, al comunismo, passando dal riformismo e dall'opportunismo piccolo-borghese, che permeavano e permeano tuttora profondamente i partiti socialdemocratici e socialisti ufficiali, a una tattica realmente proletaria e rivoluzionaria.

Oggi, 12 gennaio 1919, vediamo già tutta una serie di partiti proletari comunisti, non solo entro i confini del vecchio impero zarista, per esempio in Lettonia, in Finlandia, in Polonia, ma anche nell'Europa occidentale, in Austria, in Ungheria, in Olanda ed, infine, in Germania. Nel momento in cui la tedesca "Lega Spartaco", con dirigenti così illustri e noti in tutto il mondo, con difensori della classe operaia così fedeli come Liebknecht, Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Franz Mehring, ha rotto definitivamente i suoi rapporti con i socialisti del genere di Scheidemann e di Südekum, con questi socialsciovinisti (socialisti a parole e sciovinisti nei fatti) che si sono disonorati per sempre a causa della loro alleanza con la brigantesca borghesia imperialistica di Germania e con Guglielmo II, nel momento in cui la "Lega Spartaco" ha assunto il nome di "Partito Comunista di Germania", la fondazione della III Internazionale, dell'Internazionale comunista, realmente proletaria, realmente internazionalistica, realmente rivoluzionaria, è diventata un fatto. Questa fondazione non è stata ancora sancita formalmente, ma di fatto la III Internazionale già esiste.

Tutti gli operai coscienti, tutti i socialisti sinceri non possono non vedere oggi quale infame tradimento del socialismo abbiano preparato coloro che hanno sostenuto la "propria" borghesia nella guerra del 1914-18, come hanno fatto i menscevichi e i "socialisti-rivoluzionari" in Russia, gli Scheidemann e i Südekum in Germania, i Renaudel e i Vandervalde in Francia, i Henderson e i Webb in Inghilterra, i Gompers e soci in America. Questa guerra si è pienamente smascherata come una guerra imperialistica, reazionaria, di rapina sia da parte della Germania che da parte dei capitalisti d'Inghilterra, di Francia, d'Italia e d'America, che cominciano ora ad azzuffarsi per la spartizione del bottino trafugato, per la spartizione della Turchia, della Russia, delle colonie africane e polinesiane, dei Balcani, ecc. Le ipocrite frasi di Wilson e dei "wilsoniani" sulla "democrazia" e sull' "alleanza dei popoli" vengono smascherate con sorprendente rapidità nel momento in cui vediamo la borghesia francese impadronirsi della riva sinistra del Reno e i capitalisti francesi, inglesi e americani arraffare la Turchia (Siria, Mesopotamia) e una parte della Russia (Siberia, Arcangelo, Bakù, Krasnovodsk, Ashkhabad, ecc.), nel momento in cui vediamo accentuarsi l'inimicizia tra l'Italia e la Francia, tra la Francia e l'Inghilterra, tra l'Inghilterra e l'America, tra l'America e il Giappone, per la spartizione del bottino.

Accanto a questi "socialisti" pusillanimi, irresoluti, profondamente imbevuti dei pregiudizi della democrazia borghese, che ieri difendevano i "loro" governi imperialistici e oggi si limitano a elevare "proteste" platoniche contro l'intervento militare in Russia, accanto a costoro aumenta nei paesi dell'Intesa il numero di coloro che seguono la strada del comunismo, la strada di MacLean, di Debs, di Loriot, di Lazzari, di Serrati, di coloro i quali hanno capito che solo il rovesciamento della borghesia, la distruzione dei parlamenti borghesi, solo il potere sovietico e la dittatura del proletariato possono schiacciare l'imperialismo, garantire la vittoria del socialismo, assicurare una pace duratura.

Il 20 agosto 1918 la rivoluzione proletaria era limitata alla Russia, e il "potere sovietico", ossia il fatto che tutto il potere dello Stato è nelle mani dei Soviet di deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, sembrava (ed era di fatto) un'istituzione puramente russa.

Oggi, il 12 gennaio 1919, registriamo un poderoso movimento "sovietico" non solo nelle regioni del vecchio impero zarista, in Lettonia, per esempio, in Polonia e in Ucraina, ma anche nei paesi dell'Europa occidentale, nei paesi neutrali (Svizzera, Olanda, Norvegia) e in quelli che hanno sofferto per la guerra (Austria, Germania). La rivoluzione in Germania, che è particolarmente importante e caratteristica, poiché la Germania è uno dei paesi capitalistici più progrediti, ha assunto subito delle forme "sovietiche". Tutto il processo di sviluppo della rivoluzione tedesca e, in particolare, la lotta degli "spartachisti", cioè dei veri e unici rappresentanti del proletariato, contro l'alleanza tra la canaglia traditrice degli Schidemann e dei Südekum e la borghesia, mostrano chiaramente come la storia ponga il problema nei riguardi della Germania.

O il "potere sovietico" o il parlamento borghese, qualunque sia l'insegna (Assemblea "nazionale" o Assemblea "costituente") sotto cui si presenta.

è questa l'impostazione storico-mondiale del problema: cosa che possiamo e dobbiamo dire senza tema di esagerare.

Il "potere sovietico" è il secondo atto storico mondiale o la seconda fase di sviluppo della dittatura del proletariato. Il primo atto è stato la Comune di Parigi. La geniale analisi del contenuto e della portata della Comune, fatta da Marx nella Guerra civile in Francia, ha mostrato come la Comune abbia creato un nuovo tipo di Stato, lo Stato proletario. Ogni Stato, persino la repubblica più democratica, non è altro che una macchina con cui una classe schiaccia un'altra classe. Lo Stato proletario è la macchina con cui il proletariato schiaccia la borghesia, e questa repressione è necessaria, a causa della furiosa e disperata resistenza, che non si arresta dinanzi a niente, opposta dai grandi proprietari fondiari e dai capitalisti, da tutta la borghesia e da tutti i suoi accolti, da tutti gli sfruttatori, non appena ha inizio il loro rovesciamento, non appena comincia l'espropriazione degli espropriatori.

Il parlamento borghese, sia pure il più democratico nella repubblica più democratica, nella quale permanga la proprietà dei capitalisti e il loro potere, è la macchina di cui un pugno di sfruttatori si serve per schiacciare milioni di lavoratori. I socialisti, lottando per emancipare i lavoratori dallo sfruttamento, hanno dovuto utilizzare i parlamenti borghesi, come una tribuna, come una delle basi per la propaganda, per l'agitazione, per l'organizzazione, fino a che la nostra lotta è rimasta entro i limiti del regime borghese. Ma oggi che la storia mondiale ha posto all'ordine del giorno il compito di distruggere tutto questo regime, di abbattere e schiacciare gli sfruttatori, di passare dal capitalismo al socialismo, oggi, limitarsi al parlamentarismo borghese, alla democrazia borghese, abbellire questa democrazia come "democrazia" in generale, celarne il carattere borghese, dimenticare che il suffragio universale, sino a che perdura la proprietà dei capitalisti, è solo una delle armi dello Stato borghese, significa tradire vergognosamente il proletariato, passare dalla parte del suo nemico di classe, dalla parte della borghesia, significa essere un traditore e un rinnegato.

Le tre tendenze del socialismo mondiale, di cui la stampa bolscevica ha parlato instancabilmente dopo il 1915, si delinearono dinanzi a noi con singolare evidenza, alla luce della lotta sanguinosa e della guerra civile in Germania.

Il nome di Karl Liebknecht è noto agli operai di tutti i paesi. Dappertutto, e in particolare nei paesi dell'Intesa [7], questo nome è il simbolo della dedizione del capo agli interessi del proletariato, il simbolo della fedeltà alla rivoluzione socialista. Questo nome è il simbolo di una lotta realmente sincera e piena di abnegazione, di una lotta implacabile contro il capitalismo. Questo nome è il simbolo di una lotta intransigente contro l'imperialismo, non a parole ma nei fatti, di una lotta aperta a tutti i sacrifici nel momento stesso in cui il "proprio" paese è intossicato dalle vittorie imperialistiche. Con Liebknecht e con gli "spartachisti" si schiera quanto c'è ancora di onesto e di realmente rivoluzionario tra i socialisti della Germania, si schierano tutti gli elementi migliori e più convinti del proletariato, tutte le masse degli sfruttati che fremono di sdegno e sono sempre più pronte alla rivoluzione.

Contro Liebknecht sono gli Scheidemann, i Südekum e tutta questa banda di spregevoli lacchè del Kaiser e della borghesia. Sono dei traditori del socialismo come i Gompers e i Victor Berger, i Hendersonn e i Webb, i Renaudel e i Vandervelde. Sono lo strato superiore degli operai comprati dalla borghesia, che noi bolscevichi (rivolgendoci ai Südekum russi, ai menscevichi) chiamavamo "agenti segreti della borghesia nel movimento operaio" e che i migliori socialisti d'America hanno battezzato, con un'espressione meravigliosa per la sua espressività e per la sua profonda verità, come "labor lieutenants of the capitalist class", "luogotenenti operai della classe capitalistica". è questo il tipo più recente e "moderno" di tradimento del socialismo, perché in tutti i paesi civili, progrediti, la borghesia depreda, mediante l'oppressione coloniale o traendo "profitti" finanziari da paesi deboli formalmente indipendenti, una popolazione molto più numerosa di quella del "proprio" paese. Di qui la possibilità economica dei "sovrapprofitti" per la borghesia imperialistica e l'impiego di una parte di questi sovrapprofitti per corrompere l'esiguo strato superiore del proletariato, per trasformarlo in piccola borghesia riformistica, opportunistica, che ha paura della rivoluzione.

Tra gli spartachisti e i seguaci di Scheidemann ci sono i "kautskiani" esitanti e privi di carattere, che la pensano come Kautsky, che a parole sono "indipendenti" ma che di fatto dipendono per intero e su tutta la linea oggi della borghesia e dai fautori di Scheidemann, domani dagli spartachisti, che in parte seguono i primi e in parte i secondi, che non hanno idee, carattere, una linea politica, onore, coscienza, che sono l'incarnazione vivente della confusione dei filistei, i quali a parole sono per la rivoluzione socialista, ma che di fatto sono incapaci di capirla, non appena è cominciata, e difendono da rinnegati la "democrazia" in generale, cioè difendono nei fatti la democrazia borghese.

In ogni paese capitalistico ogni operaio che riflette riconoscerà nella situazione ogni volta diversa in rapporto alle condizioni nazionali e storiche, proprio queste tre tendenze fondamentali, tanto tra i socialisti quanto tra i sindacalisti, poiché la guerra imperialistica e l'inizio della rivoluzione proletaria mondiale generano nel mondo intero correnti ideali e politiche omogenee.



***


Le righe precedenti erano state scritte prima del selvaggio e infame assassinio di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg per opera del governo di Ebert e di Scheidemann. Questi carnefici, che strisciano servilmente davanti alla borghesia, hanno permesso alle guardie bianche tedesche, cani di guardia della sacra proprietà capitalistica, di linciare Rosa Luxemburg, di colpire alle spalle Karl Liebknecht, adducendo il pretesto palesemente falso di una sua "fuga" (lo zarismo russo, reprimendo nel sangue la rivoluzione del 1905, ha fatto più volte ricorso ad assassini di questo genere, adducendo lo stesso falso pretesto della "fuga" degli arrestati); questi carnefici hanno coperto in pari tempo le guardie bianche con l'autorità di un governo innocente che si pretende al di sopra delle classi! Non vi sono parole per descrivere la turpitudine e l'infamia di questo omicidio commesso da sedicenti socialisti. Evidentemente, la storia ha scelto una strada nella quale la funzione dei "luogotenenti operai della classe capitalistica" deve essere svolta sino all'"estremo limite" della ferocia, della bassezza e della vigliaccheria. Continuino gli sciocchi kautskiani a parlare nel loro giornale, Die Freiheit [8], di un "tribunale" dei rappresentanti di "tutti" i partiti "socialisti" (queste anime servili continuano a chiamare socialisti i boia Scheidemann)! Questi eroi dell'ottusità filistea e della viltà piccolo-borghese non capiscono neppure che il tribunale è un organo del potere statale e che la lotta e la guerra civile in Germania si svolgono appunto per stabilire in quali mani sarà questo potere: nelle mani della borghesia, a cui prestano i loro "servigi" gli Scheidemann, come carnefici e istigatori di Pogrom, i Kautsky, come esaltatori della "democrazia pura", o nelle mani del proletariato, che rovescerà gli sfruttatori capitalisti e ne schiaccerà la resistenza.

Il sangue degli uomini migliori dell'Internazionale proletaria, dei capi indimenticabili della rivoluzione socialista mondiale, temprerà sempre nuove masse di operai a una lotta ad oltranza. E questa lotta condurrà alla vittoria. Abbiamo conosciuto in Russia, nell'estate del 1917, le "giornate di luglio", quando gli Scheidemann russi, i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari, coprivano "con l'autorità dello Stato" la "vittoria" delle guardie bianche sui bolscevichi e quando per le strade di Pietrogrado i cosacchi linciavano l'operaio Voinov per avere diffuso appelli bolscevichi. Sappiamo per esperienza con quanta rapidità queste "vittorie" della borghesia e dei suoi servi guariscano le masse dalle illusioni del democratismo borghese, del "suffragio universale", ecc.



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Tra la borghesia e in seno ai governi dell'Intesa si registrano attualmente certe esitazioni. Una parte vede che in Russia sta già cominciando la disgregazione dei reparti militari alleati, che aiutano le guardie bianche e servono la più nera reazione dei monarchici e dei proprietari fondiari; che la prosecuzione dell'intervento militare e i tentativi di sconfiggere la Russia, in quanto richiedono un esercito di occupazione forte di milioni di uomini, per un lungo periodo, costituiscono la via più sicura perché la rivoluzione proletaria si trasferisca al più presto nei paesi dell'Intesa. L'esempio dell'esercito tedesco d'occupazione in Ucraina è abbastanza persuasivo.

L'altra parte della borghesia dei paesi dell'Intesa continua a essere favorevole all'intervento militare in Russia, all'"accerchiamento economico" (Clemenceau) e allo strangolamento della Repubblica sovietica. Tutta la stampa al servizio di questa borghesia, cioè la maggior parte dei quotidiani d'Inghilterra e di Francia comprati dai capitalisti, vaticina il rapido crollo del potere sovietico, descrive gli orrori della fame in Russia, diffonde menzogne sui "disordini" e sull'"instabilità" del governo sovietico. I reparti delle guardie bianche, dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, che l'Intesa aiuta con ufficiali, armamento, denaro e forze ausiliarie, dividono, affamandoli, il centro e il nord della Russia dalle regioni più ricche di grano, dalla Siberia e dalla regione del Don.

Le sofferenze degli operai affamati a Pietrogrado, a Mosca, a Ivanovo-Voznesensk e in altri centri industriali sono realmente gravi. Le masse operaie non avrebbero mai sopportato la miseria e i tormenti della fame a cui li condanna l'intervento militare dell'Intesa (un intervento spesso mascherato con la promessa ipocrita di non inviare i "propri" eserciti, mentre continua l'invio di "truppe di colore", armamenti, denaro, ufficiali), le masse non avrebbero sopportato tali sventure, se gli operai non avessero compreso che difendono in tal modo la causa del socialismo in Russia e nel mondo intero.

I reparti "alleati" e delle guardie bianche occupano Arcangelo, Perm, Orenburg, Rostov sul Don, Bakù, Ashkhabad, ma il "movimento sovietico" ha conquistato Riga e Kharkov. La Lettonia e l'Ucraina diventano repubbliche sovietiche. Gli operai vedono che non sopportano invano i loro grandi sacrifici, che la vittoria del potere sovietico avanza e si estende, cresce e si consolida in tutto il mondo. Ogni mese di dura lotta e di gravi sacrifici rafforza la causa del potere sovietico nel mondo intero, indebolisce i suoi nemici, gli sfruttatori.

Gli sfruttatori hanno ancora in mano tanta forza da poter uccidere e linciare i dirigenti migliori della rivoluzione proletaria mondiale, da aggravare i sacrifici e le sofferenze degli operai delle regioni e dei paesi occupati o conquistati. Ma gli sfruttatori di tutto il mondo non avranno tanta forza da poter frenare la vittoria della rivoluzione proletaria mondiale, che emancipa l'umanità dall'oppressone del capitale, dall'eterna minaccia di nuove guerre imperialistiche, inevitabili all'epoca del capitalismo.

N. Lenin

mercoledì 26 ottobre 2011

lo sfottò sulla letterina

Lo sfottò sulla letterina


L'avventurismo e la mancanza di senso della Nazione delle opposizioni italiane sono davvero stupefacenti! Oggi sono tutti a sfottere il Governo per la "letterina" di risposta alle ingiunzioni dei mafiosi proprietari della Unione Europea Sarkozy e Merkel, tutti a criticare la mancanza di autorevolezza del Presidente del Consiglio che non sa imporsi alla lega . L'opposizione e i pennivendoli liberisti della stampa italiana sono ben rappresentati da Gramellini che fa una pesante satira sulla irrisolutezza e sulle difficoltà del governo. Avremmo dov uto ubbidire a tamburo battente, cedere subito le pensioni di anzianità, portare il limite magari a 70 anni. L'Italia quindi si trova presa tra due morse: le pedate e le ingiunzioni condite da risolini sarcastici della Francia e della Germania ed una opposizione che attacca da destra il governo per le difficoltà che sta frapponendo a cedere sulle pensioni fino a ieri considerate in equilibrio fino a dopo il 2050. I liberisti si sono inventati un altro punto di vista per attaccare le pensioni e cioè che assorbono il 15 per cento del PIL che il padronato, avendo prosciugato tutti i barili, vuole per se, per impadronirsi della grande risorsa INPS. Subito dopo attaccheranno l'INAIL il cui fondo fa gola alla Confindustria abituata a parassitarsi sulle risorse e sul patrimonio dello Stato ed ansiosa di avere nuova carne da spolpare assieme alle privatizzazioni dei beni pubblici da svendere. Hanno già l'acqualina in bo cca in molti a fronte della svendita dei terreni dello Stato che valgono otto o nove miliardi di euro. Si venderà anche la tenuta di San Rossore?
Sarkozy che ha un sistema pensionistico che costa più di quello italiano con un limite a 60 anni per le pensioni aspetta che si compia il misfatto in Italia per estenderlo al suo paese frenato soltanto dalla scadenza elettorale nella quale spero sarà soccombente. Ma in Francia i sindacati sono assai meno servili con il governo di quelli italiani.
Tutte le ricette della UE imposte con il terrorismo ed il ricatto non sono necessarie per il risanamento dei conti ma per abbassare il sistema sociale europeo a quello americano. Sono il frutto dell'Ideologia ossessiva dei neocon liberisti che ha contagiato anche l'opposizione italiana ed in particolare il PD. La fata turchina per convincere Pinocchio a bere la medicina fa entrare sei conigli che trasportano una bara. Pinocchio si arrende e poi guarisce. Ma la Merkel non è la fata turchina. La sua medicina accrescerà l'infelicità sociale dell'Italia senza aiutarla a guarire, a crescere, a prosperare. Non cresce un paese che tratta malissimo i suoi lavoratori ed i suoi pensionati e che ha precarizzato due generazioni di giovani con una legge orrenda. Tutta l'opposizione italiana vuole mostrarsi più pronta più servizievole di Berlusconi sia per le scelte economiche come per quelle militari. L'establiscement trova in questo la via per la sua salvezza a spese dei lavoratori e dei pensionati. Ma è meglio per l'Italia cominciare a pensare ad una alternativa a questa Europa che diventa sempre più tiranna, ingiusta, guerrafondaia.
Pietro Ancona

giovedì 23 giugno 2011

La verità sulla Siria di Assad

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Il piano di destabilizzazione della Siria

di Thierry Meyssan
Le operazioni condotte contro la Libia e la Siria mobilitano gli stessi attori e le stesse strategie. Ma i loro risultati sono molto diversi perché questi stati non sono comparabili. Thierry Meyssan analizza il parziale fallimento delle forze coloniali e contro-rivoluzionarie e pronostica un nuovo passaggio del pendolo nel mondo arabo.

Rete Voltaire | Beirut (Libano) | 17 giugno 2011
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Il ministro degli Affari Esteri francese Alain Juppé e la sua omologa statunitense Hillary Clinton, il 6 giugno a Washington. © Dipartimento di Stato. Il tentativo di rovesciare il governo siriano, per molti aspetti è simile a quanto è stato fatto in Libia, sebbene i risultati siano assai diversi a causa delle particolarità sociali e politiche. Il progetto di spezzare questi due Stati è stato impostato il 6 Maggio 2002 da John Bolton, quando era sottosegretario di stato nell’amministrazione Bush, la sua attuazione da parte dell’amministrazione Obama, nove anni dopo, nel il contesto del risveglio arabo, non avviene senza problemi.

Come in Libia, il piano originale era quello di suscitare un colpo di stato militare, ma ben presto si è rivelato impossibile per la mancanza degli ufficiali necessari. Secondo alcune fonti, un progetto simile è stato anche considerato per il Libano. In Libia, il complotto fu scoperto e il colonnello Gheddafi ha fatto arrestare il colonnello Abdallah Gehani. In tutti i casi, il progetto originario è stato rivisto nel contesto dell’inaspettata "primavera araba".

L’azione militare
L’idea principale era quindi causare problemi in una zona ben definita, e di proclamare un emirato islamico che servisse da base per lo smantellamento del paese. La scelta del distretto Daraa si spiega col fatto che si torva sul confine con la Giordania e le alture del Golan occupate da Israele. Sarebbe stato così possibile rifornire i secessionisti.

Un incidente è stato creato artificialmente, chiedendo agli studenti di impegnarsi in delle provocazioni. Ha funzionato al di là di ogni aspettativa a causa della brutalità e della stupidità del governatore e del capo della polizia locale. Quando le manifestazioni iniziarono, dei cecchini furono posizionati sui tetti per uccidere a caso, sia tra la folla che tra la polizia, uno scenario identico a quello utilizzato a Bengasi per provocare la ribellione.

Altri scontri sono stati pianificati, di volta in volta, nei distretti di confine, per assicurarsi una base di supporto, prima al confine col Libano settentrionale, e poi al confine con la Turchia.

I combattimenti sono stati condotti da piccole unità, spesso composte da quaranta uomini, unendo individui reclutati sul posto e un inquadramento di mercenari stranieri delle reti del principe saudita Bandar bin Sultan. Bandar stesso è giunto in Giordania, dove ha supervisionato l’inizio delle operazioni in collaborazione con funzionari della CIA e del Mossad.

Ma la Siria non è la Libia e il risultato è stato ribaltato. Infatti, mentre la Libia è uno stato creato dalle potenze coloniali, combinando con la forza Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, la Siria è una nazione storica che è stata ridotta alla sua forma più semplice dalle stesse potenze coloniali. La Libia è spontaneamente in preda a delle forze centrifughe, mentre al contrario la Siria attrae forze centripete, che sperano di ricostruire la Grande Siria (che comprende Giordania, Palestina occupata, Libano, Cipro, e parte dell’Iraq). La popolazione della Siria di oggi non può che opporsi al progetto di partizione.

Inoltre, si può paragonare l’autorità del colonnello Gheddafi e quello di Hafez el-Assad (padre di Bashar). Sono saliti al potere nello stesso periodo e usando la loro intelligenza e brutalità per imporsi. Invece, Assad non ha preso il potere, e non intendeva neanche ereditarlo. Ha accettato la carica alla morte di suo padre, perché suo fratello era morto, e solo la sua legittimità familiare poteva evitare una guerra di successione tra i generali di suo padre. Se l’esercito è venuto a cercarlo a Londra, dove ha esercitato la professione di oculista, è il suo popolo che l’ha insediato. E’ senza dubbio il leader politico più popolare in Medio Oriente. Fino a due mesi fa, è stato anche l’unico che viaggiava senza scorta, e non era riluttante a fare dei bagni di folla.

L’operazione militare per destabilizzare la Siria e la campagna di propaganda che l’accompagnava, sono state organizzate da una coalizione di stati coordinati dagli Stati Uniti, così come la NATO sta coordinando gli Stati membri e non membri dell’Alleanza per stigmatizzare e bombardare la Libia. Come notato sopra, i mercenari sono stati forniti dal Principe Bandar bin Sultan, che è stato improvvisamente costretto ad intraprendere un tour internazionale in Pakistan e Malesia, per incrementare il suo esercito personale dispiegato da Manama a Tripoli. Si può citare, così, come esempio l’installazione di un centro di telecomunicazioni ad hoc nei locali del Ministero delle Telecomunicazioni libanese.

Lungi dall’aizzare il popolo contro il "regime", il massacro ha provocato un risveglio nazionale attorno al presidente Bashar al-Assad. I siriani, consapevoli che si cerca di puntare alla guerra civile, hanno fatto blocco. In totale nelle manifestazioni anti-governative hanno partecipato tra 150.000 e 200.000 persone, su una popolazione di 22 milioni di persone. Al contrario, alle manifestazioni filo-governative hanno partecipato folle che il paese non aveva mai visto prima.

Le autorità hanno reagito agli eventi con calma. Il presidente ha anche avviato le riforme che voleva intraprendere da molto tempo, e che la maggioranza della popolazione tratteneva per paura che occidentalizzasse la società. Il Partito Baath ha accettato il multipartitismo senza cadere nell’arcaismo. L’esercito non ha represso i manifestanti, al contrario delle affermazioni dei media occidentali e sauditi, ma ha combattuti i gruppi armati. Purtroppo, i suoi alti ufficiali, addestrati in Unione Sovietica, non hanno dimostrato considerazione per le vittime civili del fuoco incrociato.

La guerra economica
La strategia occidentale-saudita si è poi evoluta. Washington, rendendosi conto che l’azione militare non sarebbe stata, nel breve periodo, in grado di immergere il paese nel caos, ha deciso di agire sulla società nel medio termine. L’idea è che la politica del governo al-Assad stava creando una classe media (l’unica effettiva garanzia di democrazia) e che è possibile rivolgere la classe media contro di lui. Per questo, si doveva causare un collasso economico del paese.

Tuttavia, la principale risorsa della Siria è il suo petrolio, anche se il volume di produzione non è paragonabile a quella dei suoi ricchi vicini. Per venderlo aveva bisogno di avere degli asset nelle banche occidentali che servono come garanzia per le transazioni. Basta congelare questi beni per uccidere il paese. E’ quindi necessario offuscare l’immagine della Siria per fare ammettere alle popolazioni occidentali le "sanzioni contro il regime".

In linea di principio, il congelamento dei beni richiede una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma questo è improbabile. La Cina è già stata costretta a rinunciare al suo diritto di veto durante l’attacco alla Libia, rischiando di perdere il proprio accesso al petrolio saudita, probabilmente non vi si è opposta. Ma la Russia poteva farlo, altrimenti perdeva la sua base navale nel Mediterraneo che vedrebbe la flotta del Mar Nero soffocare dietro i Dardanelli. Per intimidirla, il Pentagono ha schierato l’incrociatore USS Monterey nel Mar Nero, solo per dimostrare che le ambizioni navali russe sono irrealistiche.

In ogni caso, l’amministrazione Obama può risuscitare la Syrian Accountablity Act del 2003 per congelare i beni siriani senza attendere una risoluzione delle Nazioni Unite, e senza la necessità di un voto del Congresso. La storia recente ha dimostrato, soprattutto nei confronti di Cuba e Iran, che Washington può facilmente convincere i suoi alleati europei ad allinearsi alle sanzioni che decide unilateralmente.

Così oggi la vera sfida si sposta dal campo di battaglia ai media. L’opinione pubblica occidentale prende tanto facilmente lucciole per lanterne non sapendo molto della Siria, e crede nella magia delle nuove tecnologie.

La guerra mediatica
In primo luogo, la campagna di propaganda focalizza l’attenzione dell’opinione pubblica sui crimini imputati al "regime", per evitare qualsiasi domanda su questa nuova opposizione. Questi gruppi armati, infatti, non hanno nulla a che fare con gli intellettuali che per protestare hanno scritto la Dichiarazione di Damasco. Provengono dall’ambiente estremista religioso sunnita. Questi fanatici rifiutano il pluralismo religioso nel Levante e sognano uno stato che gli assomiglia. Non stanno combattendo il presidente Bashar al-Assad perché lo trovano troppo autoritario, ma perché è alawita, vale a dire, ai loro occhi eretico.

Pertanto, la propaganda anti-Bashar si basa sull’inversione della realtà. Per esempio, il caso divertente, notiamo, del blog "A Gay Girl in Damascus" creato nel febbraio 2011. Questo sito web pubblicato in inglese dalla giovane Amina, è diventato una fonte per molti media atlantisti. L’autore ha descritto le difficoltà di una giovane lesbica nel vivere sotto la dittatura di Bashar e la terribile repressione della rivoluzione in corso. Donna e gay, godeva della simpatia protettrice degli utenti occidentali che si sono mobilitati quando fu annunciato il suo arresto da parte dei servizi segreti del "regime".

Tuttavia, è risultato che Amina non esistesse. Intrappolato dal suo indirizzo IP, uno "studente" di 40 anni degli Stati Uniti, Tom McMaster, è stato il vero autore di questa mascherata. Questa propagandista, che avrebbe dovuto preparare un dottorato di ricerca in Scozia, era presente al congresso dell’opposizione filo-occidentale in Turchia, che ha chiesto l’intervento della NATO. Ed era lì, ovviamente, non in qualità di studente.

La cosa più sorprendente della storia non è l’ingenuità degli utenti, che hanno creduto alle bugie della pseudo-Amina, ma la mobilitazione dei libertari per difendere coloro che li combattono. Nella laica Siria, la vita privata è tutelata. L’omosessualità è vietata nei testi, non repressa. Può essere difficile viverla in famiglia, ma non nella società. Al contrario, coloro che i media occidentali presentano come dei rivoluzionari e che consideriamo, al contrario, come dei contro i rivoluzionari, sono violentemente omofobi. Costoro propongono persino di introdurre pene corporali, anche la pena di morte, per alcuni, per punire questo "vizio".

Questo principio di inversione è applicato su larga scala. Ricordiamo i rapporti delle Nazioni Unite sulla crisi umanitaria in Libia: decine di migliaia di lavoratori migranti in fuga dal paese, per sfuggire alle violenze. I media atlantista avevano concluso che il "regime" di Gheddafi doveva essere rovesciato e bisognava sostenere i ribelli a Bengasi. Ma non è il governo di Tripoli a essere responsabile di questa tragedia, ma i cosiddetti rivoluzionari della Cirenaica, che andavano a caccia di persone di colore. Guidato da una ideologia razzista, lo hanno accusati di essere tutti al servizio del colonnello Gheddafi e li linciavano quando ne catturavano uno.

In Siria, le immagini di gruppi armati appostati sui tetti che tirano a caso sulla folla e sulla polizia, sono trasmessi dalle televisioni nazionali. Ma queste immagini sono riprese dai canali sauditi e occidentali, per attribuire questi crimini al governo di Damasco.

In definitiva il piano per destabilizzare la Siria non funziona perfettamente. Ha convinto l’opinione pubblica occidentale che questo paese è una dittatura terribile, ma ha saldato la stragrande maggioranza della popolazione col governo. Alla fine, ciò potrebbe diventare pericoloso per i progettisti del piano, soprattutto Tel Aviv. Abbiamo appena assistito, nel gennaio-febbraio 2011, a una ondata di rivoluzioni nel mondo arabo, seguito in aprile-maggio da un’onda contro-rivoluzionaria. Il pendolo non ha completato il movimento.

Thierry Meyssan

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Traduzione di Alessandro Lattanzio


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Fonte : “Il piano di destabilizzazione della Siria”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 giugno 2011, www.voltairenet.org/a170493

Intellettuale francese, presidente-fondatore del Rete Voltaire e della conferenza Axis for Peace. Pubblica analisi di politica internazionale nella stampa araba, latino-americana e russa. Ultimo libro pubblicato: L’Effroyable imposture : Tome 2, Manipulations et désinformations (éd. JP Bertand, 2007). Recente libro tradotto in italiano: Il Pentagate. Altri documenti sull’11 settembre (Fandango, 2003).

Obama, la guerra finanziaria e l’eliminazione di DSK

Dominique Strauss-Kahn, l’uomo ’prezzemolo’ del FMI
Global Governance

La contro-rivoluzione in Medio Oriente

Riflessioni sull’annuncio ufficiale della morte di Osama bin Laden

La Libia e la nuova dottrina strategica degli Stati Uniti

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Fonte : “Il piano di destabilizzazione della Siria”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 giugno 2011, www.voltairenet.org/a170493
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Ausbreitung des Manipulationsgebietes


von Domenico Losurdo

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Entretien avec l’auteur de « Au Cœur du pouvoir »


par Thierry Meyssan Les armées secrètes de l’OTAN (XI)


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المعلم يطالب الأوروبيين بالكف عن التدخل في شؤون سورية ..
ويدعو المعارضة للحوار

Partners, 23 حزيران (يونيو) 2011

Vergewaltigungen in Lybien
Die jüngsten wichtigen Kriege der USA sind alle von gedenkwürdigen Lügen begleitet.

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Señal de Alerta
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por Guillermo Olivera Díaz, Socios, 22 de junio de 2011

Rape in Libya
America’s recent major wars have all been accompanied by memorable falsehoods

by Peter Dale Scott, Voltaire Network, 22 June 2011
Rejecting Israeli Pressure, Apple Approves “Third Intifada” App

Voltaire Network, 22 June 2011
A todas las organizaciones de la FELAP, en solidaridad con la FAPERMEX, el Club Primera Plana y las y los periodistas de México
ANTE EL CRIMEN INTERMINABLE

Socios, 22 de junio de 2011
Dienstag der 21. Juni: Riesige Demonstrationen in Syrien

Voltaire Netzwerk, 22. Juni 2011
Señal de Alerta
Fujimori no califica para legítimo indulto

por Guillermo Olivera Díaz, Socios, 22 de junio de 2011
Irak denuncia ante la ONU el robo de 17,000 millones de dólares por organismos de EE.UU.

Socios, 22 de junio de 2011
مسودة قانون الأحزاب للنقاش العام....
بوتين يعارض التدخل الأجنبي وفرنسا تطالب مجلس الأمن بالتدخل

Partners, 22 حزيران (يونيو) 2011
President Barack Obama announces troop withdrawal plan for Afghanistan

by Barack Obama, Voltaire Network, 22 June 2011
التكوين المختلف

بقلم نضال الخضري, Partners, 22 حزيران (يونيو) 2011
Una base segreta in Medio Oriente per le guerre Usa

di Manlio Dinucci , Rete Voltaire, 22 giugno 2011

Viols en Libye
Les récentes guerres majeures des États-Unis ont toutes été accompagnées par des mensonges mémorables

par Peter Dale Scott, Réseau Voltaire, 22 juin 2011
Lisci sull’olio nero, primo contratto Usa

di Manlio Dinucci , Rete Voltaire, 22 giugno 2011

« Syria Daily News Brief »
Tens of thousands gather in support of Syrian government

Partners, 22 June 2011

« L’Arte della guerra »
La cultura della Difesa

di Manlio Dinucci , Rete Voltaire, 22 giugno 2011
الحوار الوطني في سورية ....
من يحاور من؟

Partners, 22 حزيران (يونيو) 2011
عفو عام عن الجرائم المرتكبة قبل 20 الجاري

Partners, 22 حزيران (يونيو) 2011
Martes 21 de junio: gigantesca manifestación en Siria

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
Acusan al ex subdirector de DAS de asesinar a un periodista

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
Revelan producción de armas biológicas del régimen israelí

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
Demandan a Obama por intervención en Libia

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
El ex presidente Chirac afirma que la política de Sarkozy perjudica a Francia

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
21 June: massive demonstrations in Syria

Voltaire Network, 21 June 2011
Turkish Actions Designed To Trigger NATO Confrontation With Syria?

by Rick Rozoff, Voltaire Network, 21 June 2011
Estados Unidos planea apoderarse del petróleo de Venezuela

por Nil Nikandrov, Red Voltaire, 21 de junio de 2011

« Tendancies »
Turkish illusion prone to collapse

Partners, 21 June 2011

« Tendances »
La chute prévisible du néo-ottomanisme

Partenaires, 21 juin 2011
Páginas Libres
Fiscal Provincial Provisional defensor sesgado de Keiko

por Guillermo Olivera Díaz, Socios, 21 de junio de 2011
Mardi 21 juin : manifestations monstres en Syrie

Réseau Voltaire, 21 juin 2011

« Syria Daily News Brief »
President Assad focuses on dialogue in key speech

Partners, 21 June 2011

« L’art de la guerre »
Au Bourget, le Salon Libye

par Manlio Dinucci , Réseau Voltaire, 21 juin 2011

Videos
La OTAN asume la responsabilidad por la muerte de civiles en Trípoli

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
Gates y Rasmussen intentan una nueva extorsión

por Lucille Baume, Red Voltaire, 21 de junio de 2011
مسيرات تأييد للإصلاح وعفو عام عن الجرائم..
واشنطن تطالب بخطوات ملموسة وأوروبا تعدّ لعقوبات جديدة

Partners, 21 حزيران (يونيو) 2011
المعادلة السورية..
تشكيل الوطن

بقلم مازن بلال, Partners, 21 حزيران (يونيو) 2011
Policías catalanes infiltrados en la protesta incitaron a la violencia

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
«Indignados» franceses exigen «democracia real»

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
Las compañías financieras británicas engañan a sus clientes

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
Ataque de OTAN deja 9 civiles muertos en Libia

Red Voltaire, 21 de junio de 2011
ملامح في خطاب الرئيس الأسد

Partners, 21 حزيران (يونيو) 2011
ردا على بسام القاضي....
عن الفصل بين الأمن والجيش

Partners, 21 حزيران (يونيو) 2011
لا إصلاح مع الفوضى..
الأسد : اذا انتُخب مجلس الشعب في آب يمكنه البدء ببحث الدستور

Partners, 21 حزيران (يونيو) 2011
الرئيس الأسد : الحوار شعار المرحلة المقبلة ..
وسورية ورشة عمل

Partners, 21 حزيران (يونيو) 2011
Señal de Alerta
Tratado de 1929 y Demanda en La Haya

por Herbert Mujica Rojas, Socios, 20 de junio de 2011

Ver videos de las gigantescas manifestaciones en apoyo al presidente Bachar el-Assad
El plan de desestabilización contra Siria

por Thierry Meyssan, Red Voltaire, 20 de junio de 2011
Ein Massengrab in Syrien entdeckt

Voltaire Netzwerk, 20. Juni 2011
Scoperta una fossa comune in Siria

Rete Voltaire, 20 giugno 2011
Propaganda di guerra: la bloggher gay di Damasco

Rete Voltaire, 20 giugno 2011
Propaganda di guerra: stupri di massa in Libia

Rete Voltaire, 20 giugno 2011
Il governo mondiale si spezza

Rete Voltaire, 20 giugno 2011

Drohnen und Schattennetzwerke
Der geheime Krieg von Obama

von Manlio Dinucci , Voltaire Netzwerk, 20. Juni 2011
كلمة للأسد اليوم...
وممثلو البعثات الدبلوماسية الغربية يزرون المناطق (المشتعلة) في سوريا

Partners, 20 حزيران (يونيو) 2011
قضية ثقة بالمواطن...

بقلم نضال الخضري, Partners, 20 حزيران (يونيو) 2011
المعادلة السورية... (1)

بقلم مازن بلال, Partners, 20 حزيران (يونيو) 2011
تعقيباً على..
رسالة أدونيس «الرئاسية»

Partners, 20 حزيران (يونيو) 2011
Speech by President Bashar al-Assad at Damascus University on the situation in Syria

by Bachar El Assad, Voltaire Network, 20 June 2011
مايقارب 200 مليون ليرة
ودائع لمصرف التسليف خلال حملة دعم الليرة

Partners, 20 حزيران (يونيو) 2011

« Syria Daily News Brief »
Will Turkey establish a buffer zone along the Syrian border ?

Partners, 20 June 2011
Barack Obama is the wrong target

by Alan Hart, Voltaire Network, 20 June 2011

« Saturday Middle East Report »
From South Lebanon via Queens with Hate…. When Hanan met Peter

by Franklin P. Lamb, Partners, 20 June 2011

Drones et réseaux de l’ombre
La guerre secrète d’Obama

par Manlio Dinucci , Réseau Voltaire, 20 juin 2011
Medvedev opposes Libya-style resolution on Syria

Voltaire Network, 20 June 2011

Ausbreitung des Manipulationsgebietes
Was geht in Syrien vor?

von Domenico Losurdo, Voltaire Netzwerk, 20. Juni 2011
Today’s Pentagon Papers Warning

by Daniel Ellsberg , Voltaire Network, 19 June 2011
Libia: pruebas fotográficas del bombardeo de la OTAN contra la universidad Nasser de Tripoli

por Mahdi Darius Nazemroaya, Red Voltaire, 19 de junio de 2011
The plan to destabilize Syria

by Thierry Meyssan, Voltaire Network, 19 June 2011
Señal de Alerta
Diez millones rondan indulto a Fujimori

por Guillermo Olivera Díaz, Socios, 19 de junio de 2011
أنباء عن خطاب للأسد غداً، قلق عربي حول الوضع في سوريا..
ولندن تطلب من رعاياها المغادرة

Partners, 19 حزيران (يونيو) 2011
مسار دولي معقد...
ودمشق تراقب السيناريو التركي

Partners, 19 حزيران (يونيو) 2011
لماذا ألغت الجزيرة الفيلم الوثائقي
(صنع في سورية)

Partners, 19 حزيران (يونيو) 2011
مخيم اليرموك
ومحاولة لإدخال الورقة الفلسطينية

Partners, 19 حزيران (يونيو) 2011

Los ejércitos secretos de l’OTAN (IX)
La guerra secreta en Portugal

por Daniele Ganser, Red Voltaire, 18 de junio de 2011
El caso Mladic, caja de Pandora del conflicto bosnio

por Slobodan Despot, Red Voltaire, 18 de junio de 2011
El Pentágono publica al fin los documentos secretos de la guerra de Vietnam

Red Voltaire, 18 de junio de 2011
Netanyahu: No solution without recognizing Israel as a Jewish state

Voltaire Network, 18 June 2011
Peres: Israel is doomed as ‘Jewish state’

Voltaire Network, 18 June 2011

Entretien avec l’auteur de « Au Cœur du pouvoir »
Emmanuel Ratier : « Le Siècle » est la matrice de la pensée unique

par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 18 juin 2011
SCO steps out of Central Asia

by M. K. Bhadrakumar , Voltaire Network, 18 June 2011
أنباء عن 19 قتيلاً في جمعة صالح العلي..
ومحاولات أميركية لفرض عقوبات أشد على سوريا

Partners, 18 حزيران (يونيو) 2011
المثقفون والركمجة....
عذرا الديمقراطية لم تمر من هنا!

Partners, 18 حزيران (يونيو) 2011
أزمة الدور التركي

بقلم مازن بلال, Partners, 18 حزيران (يونيو) 2011
صناعة من نوع خاص

بقلم نضال الخضري, Partners, 18 حزيران (يونيو) 2011
Der Destabilisierungsplan für Syrien

von Thierry Meyssan, Voltaire Netzwerk, 18. Juni 2011

Control
Corte Penal Internacional apoya guerra secreta de EEUU en Sudán

por Keith Harmon Snow,Thalif Deen, Red Voltaire, 17 de junio de 2011
Propaganda de guerra: violaciones masivas en Libia

Red Voltaire, 17 de junio de 2011
Propaganda de guerra: la bloguera lesbiana reprimida de Damasco

Red Voltaire, 17 de junio de 2011
Ruptura en el gobierno mundial

Red Voltaire, 17 de junio de 2011
Poeta bareiní condenada a prisión

Red Voltaire, 17 de junio de 2011
محمد السادس خطابا إلى الأمة المغربية

بقلم Mohammed VI, Shabakat Voltaire, 17 حزيران (يونيو) 2011
Mohammed VI Speech to the Maroccan Nation

by Mohammed VI of Morocco, Voltaire Network, 17 June 2011
Discours de Mohammed VI à la Nation marocaine

par Mohammed VI, Réseau Voltaire, 17 juin 2011
Discurso del rey Mohammed VI dirigido a la Nación marroquí

por Mohamed VI de Marruecos , Red Voltaire, 17 de junio de 2011
Il piano di destabilizzazione della Siria

di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 giugno 2011

« Syria News Daily Brief »
Turkmani meets Erdogan for Turkey talks

Partners, 16 June 2011
Señal de Alerta
Alan concedería indulto delictivo a Fujimori

por Guillermo Olivera Díaz, Socios, 16 de junio de 2011
Reportero Gráfico
“JUNTÉMONOS A CHARLAR, HAGAMOS ALGO QUE VAMOS A SACAR UNA IDEA CONJUNTA”

Socios, 16 de junio de 2011
Zoológico del Sur
AYER PARQUE DE LOS PATRICIOS FUE UN ZOO

Socios, 16 de junio de 2011
El 9 de julio comenzará a transmitir radio y televisión por internet y el 17 de Octubre: emisora propia
WWW.NOS-COMUNICAMOS.COM.AR INCORPORARÁ DIEZ EMISORAS REGIONALES DE NOTICIAS Y MÚSICA A SU PORTAL

Socios, 16 de junio de 2011
La inscripción se prolonga hasta que finalice junio
LA MAESTRÍA EN PERIODISMO Y MEDIOS DE COMUNICACIÓN COMENZARÁ EN AGOSTO

Socios, 16 de junio de 2011
El martes 21, a las 21:00, por FM 87.9 Radio UBA
HOMENAJE A MARÍA BEDOIAN E IGNACIO IKONIKOFF EN “MÁS DE CIEN”

Socios, 16 de junio de 2011
Resolución de la Asamblea de Base junto a la UTPBA
UTPBA INFORMA: LOS PERIODISTAS TRABAJADORES DE PRENSA RECHAZARON LA DISCRIMINACIÓN Y EL CONGELAMIENTO SALARIAL EN CN23.

Socios, 16 de junio de 2011
Luego de un paro total de actividades y Asambleas de Base permanentes
SE LLEGÓ A UN ACUERDO SALARIAL Y DE CONDICIONES LABORALES EN CRÓNICA TV

Socios, 16 de junio de 2011

Les armées secrètes de l’OTAN (XI)
La guerre secrète aux Pays-Bas

par Daniele Ganser, Réseau Voltaire, 16 juin 2011
Les gros bras Gates et Rasmussen tentent un nouvelle extorsion de fonds

par Lucille Baume, Réseau Voltaire, 16 juin 2011
الأسد يؤكد الثقة بقدرة السوريين على الخروج من الأزمة..
ولافروف يؤكد ثبات الموقف الروسي

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
عريجي ....
الإصلاح ووأد الفتنة متوازيان

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
العراق والاحداث ....
مامحبة الا بعد عداوة (3)

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
أنقرة ودمشق في واجهة الحدث السوري..
و ((العرعور)) في عودة إلى حماه

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
رفع أكبر علم في سورية بطول 2300 متر

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
Incremento del 24% retroactivo a marzo de 2011
UTPBA INFORMA: ACUERDO SALARIAL EN CRÓNICA TV

Socios, 15 de junio de 2011
Декларацию Африканского союза по Ливии

Сеть Вольтер, 15 июня 2011
إعلان الاتحاد الافريقي في ليبيا

Shabakat Voltaire, 15 حزيران (يونيو) 2011
Declaración de la Unión Africana sobre Libia al Consejo de Seguridad

Red Voltaire, 15 de junio de 2011
African Union Declaration to the UN Security Council about Libya

Voltaire Network, 15 June 2011
Déclaration de l’Union africaine au Conseil de sécurité de l’ONU sur la Libye

Réseau Voltaire, 15 juin 2011
Speech by Dmitry Medvedev at a SCO Heads of State Council Meeting

by Dmitry Medvedev, Voltaire Network, 15 June 2011

sabato 11 giugno 2011

un'altra civiltà sta per essere educata alla democraziia con i massacri

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Giovanni Falcetta
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un'altra civiltà prossima ad essere devastata dall'Occidente Killer Turchia
Pietro Ancona


Geografia
Repubblica araba siriana
Al-Jamhuriya al'Arabiya as-Suriya

Superficie: 185.227 Km²
Abitanti: 16.729.000 (stime 2001)
Densità: 90 ab/Km²

Forma di governo: Repubblica presidenziale
Capitale: Damasco (2.035.000 ab.)
Altre città: Aleppo 1.840.000 ab., Hims 300.000 ab.
Gruppi etnici: Arabi 88%, Curdi 5%, Armeni 3%
Paesi confinanti: Turchia a NORD, Libano e Israele a OVEST, Giordania a SUD, Iraq ad EST

Monti principali: Hermon 2814 m
Fiumi principali: Eufrate 675 Km (tratto siriano, totale 2760 Km)
Laghi principali: Buhayrat al Asad 600 Km²
Isole principali: -
Clima: Continentale - mediterraneo


Lingua: Arabo
Religione: Musulmana sunnita 74%, Musulmana (altro tipo) 16%, Cristiana 10
Moneta: Sterlina siriana



Grande moschea di Aleppo
Situata nel cuore del Medio Oriente, patria del primo alfabeto, della ruota, dell'agricoltura, terra in cui hanno studiato medici, scienziati, chimici, filosofi e letterati famosi, la Siria è un Paese a cui tutti siamo debitori. Le cattive notizie riportate dai mass-media che la descrivono come desertica e spoglia, popolata da fanatici inclini alla rivoluzione, non sono che un frammento negativo della realtà di questo paese. Sarà quindi una sorpresa viaggiare e scoprire che gli arabi sono estremamente cordiali e ospitali, che il patrimonio archeologico è importante e che numerose sono le testimonianze lasciate nel corso dei millenni dalle civiltà fiorite in territorio siriano a cominciare dai fenici ai greci, romani e bizantini per arrivare alle tracce lasciate dai crociati e dalle dinastie islamiche.
La Siria pur avendo una forte caratterizzazione archeologica e storica, presenta anche panorami naturalistici stupendi: le acque dell'Eufrate, il deserto, le verdi montagne dell'occidente, le oasi di palme, il Mar Mediterraneo. I viaggi organizzati sono sempre più frequenti in questo paese, ma c'è ancora possibilità per i viaggiatori più avventurosi che hanno voglia di allontanarsi dai percorsi standard di fare entusiasmanti scoperte.


Geografia e territorio

La Siria confina a nord con la Turchia, a est e sud-est con l'Iraq, a sud con la Giordania, a sud-ovest con il Libano ed Israele e a ovest con il Mar Mediterraneo. Il territorio siriano si può dividere in 4 zone distinte: la fascia costiera, la catena montuosa, la Mezzaluna fertile e il deserto. La costa uniforme che per circa 150 km si affaccia sul Mar Mediterraneo è separata dal resto del Paese dai monti Ansariyya (a ovest) e dal monte Zawiya (a est). Sorsero sulla fascia costiera i più importanti centri marittimi e commerciali del Mediterraneo. Al centro del Paese si stende la valle del Ghab attraversata dal fiume Oronte (Al-'Asi in arabo). La Mezzaluna fertile è chiamata in questo modo perché ha una forma semicircolare che parte da nord-est seguendo il fiume Eufrate, continua verso sud-ovest nella regione del Ghab, prosegue verso Homs seguendo il corso del fiume Oronte e inglobando le regioni montuose dell'Antilibano per arrivare fino alle alture del Golan. La valle dell'Eufrate, il più grande fiume che attraversa il Paese, è ricca di oasi e zone coltivate; il Tigri segna per un breve tratto il confine con la Turchia mentre il Khabur è l'unico fiume interamente siriano.
Popolazione
Donne presso Hama
Il 90% della popolazione è araba, comprese alcune minoranze beduine (circa 100.000 persone). Il restante 10% è formato da minoranze turche, circasse, curde e armene. I curdi presenti sperano di poter formare uno stato indipendente, speranza vana poiché sono stati accusati di atti di terrorismo e sono perseguitati anche in Turchia, Iraq e Iran. 300.000 sono i palestinesi che in Siria hanno trovato rifugio.
Clima
La Siria si può dividere in 4 zone caratterizzate da climi differenti: la fascia costiera le cui temperature medie diurne vanno dai 10°C in inverno ai 29°C in estate e le precipitazioni annuali raggiungono i 760 mm; le montagne dove in inverno non sono rare le nevicate; la zona coltivata attraversata dai fiumi Oronte ed Eufrate, con temperature che si aggirano intorno ai 35° C d'estate e ai 12°C d'inverno mentre le precipitazioni variano da 215 a 500 mm l'anno; il deserto, asciutto e caldo, che presenta punte massime estive di 46°C mentre in inverno è necessario coprirsi..
Lingua
La lingua ufficiale è l'arabo ma sono parlati anche l'aramaico, l'armeno, il circasso e il curdo. Imparare qualche breve frase di arabo richiede poco, ma per approfondire questa complicata lingua e scrittura sono necessari anni di studio. Nelle zone turistiche sono diffusi l'inglese e il francese
Religione
Minareto
La quasi totalità della popolazione (86%) è di fede musulmana sunnita. I musulmani sono chiamati alla preghiera 5 volte al giorno e durante il mese del Ramadan sono tenuti al completo digiuno. I cristiani rappresentano il 10% della popolazione mentre ebrei, alauiti, drusi e ismaeliti coprono il restante 4% e sono concentrati in regioni periferiche o in specifici quartieri urbani.
Storia
Sebbene non vi siano tracce di insediamenti umani pare che la prima presenza dell'uomo nell'area della valle dell'Oronte risalga ad 1 milione di anni fa; per trovare le prime testimonianze bisogna fare un salto di 500 mila anni. Tra il 10.800 e l'8.500 a.C. circa l'uomo passò da una vita nomade alla sedentarizzazione dovuta alla nascita dell'agricoltura. Proprio a seguito di questi cambiamenti culturali e sociali nacquero le prime civiltà urbane. Nel tempo le comunità divennero sempre più stabili e allo sviluppo e organizzazione dei primi centri seguì una progressiva crescita economica e commerciale che favorì la nascita degli scambi.
Verso il 3000 a.C. la Siria fu popolata dagli Amorriti e dai Cananei che si stabilirono sulla costa. I loro insediamenti e commerci attirarono l'attenzione degli egizi. Circa nello stesso periodo sorse nella zona di Mari, sull'Eufrate, una ricca civiltà che scomparve a causa dell'emergere di una nuova potenza: Ebla. Quest'ultima fondava la propria ricchezza sul commercio della lana. Gli Accadi distrussero questa città nel 2300-2250 a.C. Il 2200 a.C. fu segnato dall'arrivo degli Amorriti e dei Babilonesi il cui sovrano Hammurabi fu autore del famoso codice che da lui ha preso il nome.
Con la morte di Hammurabi e a causa dell'arrivo degli Ittiti l'impero si disgregò. Gli Ittiti vennero poi minacciati dagli Assiri che avanzarono lungo l'Eufrate e si stabilirono a Mari; dovettero interrompere l'avanzata quando sul loro cammino incontrarono gli Arami, popolo nomade che proveniva dalle zone della steppa e che, spinto dalla necessità di trovare insediamenti, si stabilì nelle pianure della Mezzaluna Fertile.
Con la conquista di Alessandro Magno nel 332 a.C. la Siria si trovava al centro di un impero che andava dall'Asia Minore alla Persia all'Afghanistan. Approffittando dello sfacelo della potenza ellenistica i romani si affacciarono in queste contrade e la Siria divenne provincia romana con capitale Antiochia. In Siria cominciò a diffondersi il cristianesimo quando Costantino si convertì e Costantinopoli diventò capitale dell'Impero romano. I secoli caratterizzati dalla dominazione bizantina furono importanti perché permisero alla Siria di vivere un lungo periodo di pace e prosperità che l'aiutarono a crescere.
Proliferarono, in seguito, numerose correnti religiose che, aiutate dalla caduta dell'Impero Romano d'Oriente e dall'avanzata dei Sasanidi contribuirono ad indebolire questa zona e la resero incline all'Islam. La Siria cadde così definitivamente sotto il controllo degli arabi ed entrò a far parte dell'impero islamico. Nel 660 salì al potere la dinastia Omayyade la cui capitale era Damasco. La salita al potere di Mu'Awiya, che si contrappose ad Alì nella successione al califfato, segnò lo scisma tra mussulmani sunniti e sciiti, seguaci di Alì. Alla fine del XI secolo giunsero in Siria i crociati dopo aver conquistato Gerusalemme. Due sovrani musulmani si distinsero in quest'epoca in Siria: Noreddino e Saladino che combatterono gli eserciti cristiani che si erano installati sulla costa. In seguito alla riunificazione religiosa della Siria con l'Egitto vi fu la definitiva scomparsa dei crociati nel 1260 sotto la dinastia dei Mamelucchi. Essi regnarono fino al 1516 quando la Siria divenne parte dell'Impero Ottomano che dominò il Paese per 4 secoli, fino alla II guerra mondiale.
Costituzione
Secondo la Costituzione del 1973 la Siria è una repubblica presidenziale. Il presidente, eletto ogni 7 anni a suffragio universale diretto, detiene il potere esecutivo che esercita in collaborazione con il governo. Il potere legislativo spetta invece al Consiglio del Popolo costituito da 250 deputati. Amministrativamente la Siria è divisa in 14 distretti.
Situazione politica
Dopo una serie di colpi di Stato militari che si succedettero nell'arco di un ventennio e un progressivo intransigente orientamento antiisraeliano, nel 1970 fu eletto Presidente Hafez el-Assad che aveva destituito il Presidente in carica Al-Atasi. Il nuovo presidente rinsaldò i legami con l'URSS e aderì all'alleanza Egitto-Libia-Sudan mentre i rapporti con la Giordania peggiorarono sensibilmente. Piegatosi al compromesso con l'opposizione religiosa che considerava poco islamica la Costituzione ed emendatala con l'imposizione di professare l'Islam da parte del Presidente, Assad andò ad assumere all'interno del mondo arabo un ruolo sempre più di primo piano (offensiva sul Golan, intervento in Libano, rottura con Arafat e sostegno ai drusi di Jumblatt e agli sciiti filoiraniani). Riconfermato Presidente nel 1985, nel 1990 in occasione dell'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq Assad si schierò contro l'Iraq facendo così cadere le accuse di proteggere il terrorismo internazionale e conseguendo un netto miglioramento dei rapporti con Gran Bretagna e Stati Uniti d'America. Riconfermato Presidente per la quinta volta nel 1999, il "leone di Damasco" riprese le trattative con Israele sospese nel 1996. La morte di Assad avvenuta nel giugno 2000 ha però precipitato la Siria nell'incertezza quanto a volontà di riforme interne e modernizzazione del Paese. Al figlio Bechar, che ha sostituito Assad alla presidenza, l'arduo compito di mantenere la Siria in una posizione di costante progresso economico e di equilibrio politico nell'intrico mediorientale.
Economia
Pastori ad un mercato di
bestiame
L'economia si basa su un sistema socialista e si sostiene attraverso: l'intervento pubblico con la nazionalizzazione delle industrie, la cooperazione ovvero la congiunzione tra il lavoro nel settore pubblico e in quello privato (settori della ricerca e dello sviluppo turistico), l'investimento privato che trova spazio nell'industria, nell'agricoltura e soprattutto nel commercio. L'agricoltura rappresenta tuttora una componente essenziale dell'economia siriana ed ha avuto un notevole sviluppo in seguito alla riforma agraria (limitazione della proprietà terriera) e alla realizzazione di imponenti opere idrauliche. Al consumo interno è destinata la produzione di frumento, orzo, miglio, riso, legumi, patate mentre cotone e tabacco vengono esportati. Vite, ulivo e agrumi vengono coltivati con successo lungo la fascia costiera. Dal sottosuolo si estraggono petrolio, gas naturale e fosfati. Le principali industrie sono quelle legate alla trasformazione dei prodotti agricoli e minerari. Il debito estero è schiacciante e caratterizza il bilancio statale. Tra i Paesi creditori anche l'Italia che è anche il principale partner commerciale della Siria da cui acquista soprattutto petrolio.

Curiosità
Nei souk delle cittadine mediorientali si possono trovare begli oggetti di artigianato e gioielli che riprendono le forme tradizionali. I tappeti diventano sempre più elaborati man mano che si va verso Oriente, ma per fortuna non più cari. Orari: i negozi dei souk in genere sono aperti dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20; chiusi il venerdì.
Cibi: Spezie da favola, di tutti i colori e i sapori: cumino, cardamomo, noce moscata, chiodi di garofano, zenzero. Ad Aleppo i pistacchi invadono ogni bottega alimentare.



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giovedì 9 giugno 2011

giacomo matteotti ucciso il 10 giugno 1924

Giacomo Matteotti
Profezie del ventennio fascista
22 maggio 1885
10 giugno 1924

Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine (Rovigo) il giorno 22 maggio 1885. Entrambi i genitori sono di modeste origini, che a prezzo di duri sacrifici e grande capacità di risparmio e oculati investimenti, riescono in breve tempo ad arrivare a possedere una vasta proprietà terriera nella bassa valle del fiume Po. Cresce nella sua terra e, proprio perché colpito dalle umili condizioni di vita della popolazione polesana, si avvicina alla politica molto giovane, quando ha solo 16 anni.
Forte su di lui è l’influenza esercitata dalla madre - Giacomo ha solo 17 anni quando perde il padre - mentre il fratello maggiore Matteo l'aveva avviato appena tredicenne alle idee del socialismo, spinto anche da un forte sentimento di solidarietà verso i contadini del Polesine, condannati come detto ad una vita di estrema miseria e sfruttamento.
Da adolescente frequenta il ginnasio di Rovigo, dove tra i suoi compagni di classe si trova Umberto Merlin, suo futuro avversario politico.

Nel 1907 consegue la laurea in giurisprudenza presso l'università di Bologna. Tre anni dopo è eletto al consiglio provinciale di Rovigo; da qui in poi Giacomo Matteotti inizierà il suo percorso politico che lo porterà ad assumere una dedizione a tempo pieno in questo ambito. Matteotti è un socialista riformista: non crede nei cambiamenti violenti e rivoluzionari, bensì in quelli più democratici da realizzarsi gradualmente nelle amministrazioni locali e nell'impegno sindacale. Dimostra di essere un amministratore competente e un abile organizzatore sia nell'attività politica, sia nel suo pubblico servizio.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, si schiera contro la partecipazione italiana e , venendo

Durante la prima guerra mondiale è un convinto sostenitore della neutralità italiana, lanciando appelli alla pace: questa posizione porta Matteotti a essere minacciato dai nazionalisti, poi per un discorso tenuto al consiglio provinciale di Rovigo, contro la guerra (1916) viene condannato e internato in Sicilia.

Sempre nel 1916 sposa Velia, la donna che gli darà tre figli. Nel 1918 nasce il figlio Giancarlo il quale seguirà le orme del padre Giacomo, dedicandosi all'attività politica.

Terminato il conflitto mondiale continua a dedicarsi all'attività politica: i suoi successi lo portano ad essere eletto deputato al parlamento italiano nel 1919. Matteotti ha così l'opportunità di denunciare la violenza squadrista del fascismo (fin dai suoi inizi), subendo di conseguenza attacchi dalla stampa nonché aggressioni alla sua persona. Nel 1921 accade che a Castelguglielmo venga sequestrato e duramente percosso all'interno di un camion di fascisti.

Costretto dalle violenze abbandona il polesano per trasferirsi a Padova: anche qui subisce le persecuzioni del fascismo tanto che nella notte del 16 agosto sfugge a stento ad un agguato.

Matteotti prosegue la sua attività di denuncia accusando i governi Giolitti e Bonomi di tolleranza e complicità con i fascisti. Denuncia inoltre all'estero il fascismo come imminente pericolo non solo italiano, che si sta affacciando sulla realtà storica europea.

Nel 1923 Matteotti scrive "Un anno di dominazione fascista", con cui dimostra i fallimenti fascisti sui temi del risanamento economico e finanziario e della restaurazione dell’ordine e dell’autorità dello Stato. L'accusa al governo fascista è quella di aver sostituito in dodici mesi l’arbitrio alla legge, asservito lo Stato ad una fazione, e di avere diviso il paese in dominatori e sudditi. Un anno dopo l'Italia si trova alla vigilia delle ultime elezioni e il polesano denuncia l'assenza di legalità e democrazia dal clima politico. Nel corso della campagna elettorale subisce aggressioni da parte dei fascisti prima a Cefalù e poi a Siena.

Il 30 maggio 1924 in Parlamento si vota la convalida degli eletti formalizzando la legalità e la regolarità delle elezioni: Matteotti con un celebre discorso contesta i risultati, accusando i fascisti di brogli elettorali; denunzia inoltre le violenze contro i cittadini e contro i candidati socialisti, comunisti, repubblicani e liberali progressisti. E' al termine di questo celebre discorso, dopo le congratulazioni dei suoi compagni di partito, che Giacomo Matteotti risponde con le parole: "Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me".

Sul giornale "Il Popolo d'Italia" compaiono le parole di Mussolini, il quale scrive che si rende necessario "dare una lezione al deputato del Polesine"; l'invito del leader fascista viene prontamente accolto. Il giorno 10 giugno 1924 a Roma, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, un gruppo di fascisti aggredisce e rapisce Giacomo Matteotti, mentre si stava recando in Parlamento. Caricato a forza su una macchina, viene ripetutamente percosso e infine ucciso a coltellate. Il corpo verrà occultato e ritrovato in stato di decomposizione in un boschetto di Riano Flaminio (la macchia della Quartarella) solo sei giorni più tardi.

Il delitto Matteotti susciterà una profonda emozione nazionale, costituendo di fatto la crisi più grave affrontata dal fascismo, che ad ogni modo riuscirà ad imporre alla nazione la sua dittatura per il ventennio successivo

lunedì 16 maggio 2011

rodolfo Morandi

Rodolfo Morandi
Nato a Milano il 1° gennaio 1903, deceduto a Milano il 26 luglio 1955, avvocato, economista ed esponente socialista.

Dopo essersi laureato in Legge, orientò i suoi interessi allo studio di Giuseppe Mazzini e, poi, del marxismo. A questo s'ispirò nella realizzazione del suo libro più famoso (Storia della grande industria moderna in Italia, edito nel 1931 da Laterza). Mentre lavorava a quest'opera, Morandi maturò la sua coscienza antifascista, che lo portò ad aderire prima al movimento "Giustizia e Libertà" e poi al Partito socialista clandestino. Organizzato il "Centro interno" del PSI a Milano, Morandi non esitò a mettersi in contatto, con spirito unitario, col Partito Comunista d'Italia, che era già, in quegli anni, una grande forza organizzata dell'antifascismo. Il dirigente socialista svolse la sua attività politica, inframmezzata dalla professione forense, sino a che non si rese conto di essere stato individuato dalla polizia. Decise così di riparare in Francia. A Parigi Morandi entrò a far parte del "Centro estero" del PSI, diresse il giornale clandestino Fronte Rosso, collaborò a Politica socialista e ad altre pubblicazioni antifasciste. Rientrato in Italia, contribuì alla formazione del "Fronte unico antifascista" fino a che, nel 1937, fu arrestato con un gruppo di compagni. Deferito al Tribunale speciale e condannato a 10 anni di reclusione, Morandi ne scontò sei nelle carceri di Castelfranco Emilia e di Saluzzo. Riottenuta la libertà nei quarantacinque giorni del governo Badoglio, riprese l'attività politica come membro della Direzione del PSI. Dopo l'8 settembre 1943, il dirigente socialista fu costretto, per le malferme condizioni di salute, ad espatriare in Svizzera. Nella Confederazione elvetica continuò, però, a tenere i collegamenti politici e nel giugno del 1944 rientrò clandestinamente a Milano. Passò poi a Torino, come membro della Direzione del suo partito per l'Alta Italia e, in quanto tale, concorse (come dirigente del CLN regionale piemontese), all'organizzazione dei grandi scioperi preinsurrezionali. Rientrato a Milano nella fase conclusiva della lotta contro i nazifascisti, il 23 aprile 1945 Rodolfo Morandi fu nominato presidente del CLN dell'Alta Italia in luogo di Alfredo Pizzoni. Il 25 aprile, insieme a Sandro Pertini, firmò a nome del PSI il decreto col quale i partiti del CLN Alta Italia assumevano i poteri di governo. Nel difficile momento seguito alla Liberazione, Morandi fu eletto segretario del PSI, incarico che conservò dal dicembre 1945 all'aprile 1946. Membro della Consulta, poi eletto alla Costituente, entrò a far parte del 2° e del 3° Gabinetto De Gasperi come ministro all'Industria e Commercio. Dal 1948 fu senatore di diritto nel primo Parlamento repubblicano. Vice segretario generale del PSI dal gennaio 1951, con le elezioni del 1953 Morandi tornò al Senato, a due anni dalla sua prematura scomparsa per malattia. Oltre alla citata storia dell'industria italiana, Rodolfo Morandi (al quale sono intitolate piazze e strade a Milano e in altri luoghi d'Italia e un Istituto a Torino), ha lasciato molti saggi di politica ed economia.
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Bibliografia Rodolfo Morandi
La democrazia del socialismoEinaudi - 1975
Democrazia diretta e riforme di strutturaEinaudi - 1975
La politica unitariaEinaudi - 1975
Storia della grande industria in ItaliaEinaudi - 1972

lunedì 9 maggio 2011

le nostre radici, la nostra identità, il nostro pensiero forte

Francesco Lo Sardo








Francesco Lo Sardo



Francesco Lo Sardo: un martire della libertà

Francesco Paolo Lo Sardo nasce a Naso il 22 Maggio 1871. Fin dall’adolescenza mostra di avere molteplici interessi culturali. I genitori, di famiglia borghese, lo avviano agli studi sacerdotali nel seminario vescovile di Patti. Il giovane, essendo insofferente nei confronti dell’ambiente clericale, continua i suoi studi a Messina, prima al Liceo e poi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università peloritana. Insieme a Giovanni Noè fonda un giornale di tendenza anarchico-socialista “ Il Riscatto” sulle cui pagine inizia a propugnare le sue idee progressiste.Rifuggendo gli agi della sua condizione familiare, Lo Sardo, affascinato dalla poesia sociale del poeta catanese Rapisardi, lotta contro la società baronale che opprimeva i contadini e i braccianti.In seguito all’avvento dei “ Fasci siciliani “ “ (1891-1894), ispirati da Giuseppe De Felice Giuffrida, Rosario Garibaldi Bosco, Nicolò Petrina e Nicola Barbato, egli, organizzando i lavoratori, fonda a Naso un fascio operaio. Per questo viene arrestato a ventitré anni e condannato alla vigilanza speciale nelle isole Tremiti. Dopo quattro mesi, a seguito della petizione di studenti e professori universitari e dell’attività dei parlamentari Imbriani e Colajanni, viene liberato. Nella politica siciliana diviene noto come un rivoluzionario. Riprende gli studi e si laurea in legge. La sua professione di avvocato sarà sempre al servizio dei lavoratori. Dall’anarchismo Lo Sardo passa al socialismo continuando la sua opera editoriale su “ Il Riscatto” e incitando alla lotta sociale in tutta Italia dovrà subire un altro breve arresto nel 1898 che accrescerà la sua fama di instancabile difensore delle classi più deboli. Il terremoto di Messina e di Reggio Calabria del 28 Dicembre 1908 provoca anche la tragica morte del figlio di Lo Sardo, Ciccino. Nonostante ciò l’attività giornalistica losardiana è instancabile nel denunciare gli scandali della ricostruzione e le speculazioni delle imprese edili settentrionali sotto lo sguardo benevolo della curia e della borghesia messinese. Dopo essersi battuto contro l’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, in modo inatteso e coraggioso si arruola volontario nel Giugno del 1915. Combatte sul Col di Lana e viene gravemente ferito al petto. Nel 1916 ritorna a Messina dove dirige con passione la Camera del Lavoro.Nel 1919 i fascisti lo minacciano: è l’inizio di una persecuzione che culminerà con il carcere e la morte. Deluso dal programma socialista , Lo Sardo si iscrive al Partito comunista d’Italia” il vero partito socialista… che ha eliminato…gli uomini di poca fede, di dubbia fede, di nessuna fede” Nel 1924, in un clima di dilagante violenza fascista, Lo Sardo, con più di diecimila voti di lista, viene eletto deputato: è il primo onorevole comunista siciliano In questo ruolo sarà sempre pedinato dalla polizia. In prossimità dell’emanazione delle “leggi fascistissime”, in violazione dell’immunità parlamentare,l’8 Novembre 1926, viene arrestato.Nel 1928 è condannato dal Tribunale speciale del regime.Nel corso degli anni viene rinchiuso nelle carceri di diverse città: Messina, Catania, Roma, Sassari, Oneglia, Turi di Bari, luogo in cui incontra l’illustre prigioniero Antonio Gramsci, e Poggioreale di Napoli dove muore il 30 Maggio 1931.

Nota bibliografica

L’Humanité, Lo Sardo se meurt… 13 e 21 Giugno 1931.

E.Tuccari, Un dirigente comunista in provincia di Messina:Francesco Lo Sardo, in Il siciliano nuovo, Palermo, 22 Gennaio, 1951.

C.Marchesi, Il Riscatto, Messina, 31 Ottobre 1954.

ACS, CPS, ad nomen; inoltre L’eroica vita di Francesco Lo Sardo, Mesiina, 1956

G.Cerrito, Il circolo dei lavoratori e la sezione socialista di Naso ( 1889 – 1912 ), in MO,a.VI,1954, n.1.

S.F.Romano, Storia dei Fasci siciliani, Laterza, Bari, 1959.

G.Procacci, Movimenti sociali e partiti politici in Sicilia dal 1900 al 1904, in Annuario dell’Istituto storico per l’età moderna e contemporanea,1959.

A. Bisignani, Francesco Lo Sardo, un comunista, in Rinascita, 4 Giugno 1972.

A. Gobetti, Camilla Ravera,vita in carcere e al confino con lettere e documenti,Guanda, Parma,1969.

Federazioni del partito comunista italiano di Messina e dei Nebrodi ( a cura ), La vita, l’opera e il sacrificio di un comunista: Francesco Lo Sardo, Messina,1971.

T.Detti, Serrati e la trasformazione del partito comunista italiano, Editori Riuniti, Roma, 1972.

S. Pertini, Sei condanne due evasioni, a cura di V.Faggi con prefazione di G.Saragat, Mondatori, Milano 1973.

B.Taddei, Francesco Lo Sardo: una vita tutta socialista- Il gigante buono,in Panorama, Fiume, 1974.

Paolo Spriano, Storia del partito comunista italiano, voll.I,II,III, Einaudi, Torino, 1976.

G.C.Marino, Partiti e lotta di classe in Sicilia, De Donato, Bari,1976.

P.Secchia, Chi sono i comunisti- Partito e masse nella vita nazionale ( 1940-1970 ), a cura e con prefazione di Ambrogio Donini, Mazzotta, Milano, 1976.

M.Paulesu Quercioli ( a cura ) G.Fiori ( introduzione ), Gramsci vivo – Nelle testimonianze dei suoi contemporanei ( riferimenti a Lo Sardo nelle pagine 264,265, 277, 283, 285, 291,292, 297) Feltrinelli, Milano, 1977.

S. Saglimbeni, I memoriali di Francesco Lo Sardo, in Calendario del Popolo, Ottobre, 1980;

Francesco Lo Sardo, Epistolario dal Carcere, ( 15 lettere ), con introduzione di S.Saglimbeni, Edizioni del Paniere, Verona, 1980.

F. Lo Sardo Jr., Nessuno lo dimentichi – Vita, discorsi,memoriali,lettere,inediti di Francesco Lo Sardo, con nota introduttiva di S.Saglimbeni, Edizioni del Paniere, Verona, 1981( II edizione riveduta, 1983 ).

G.Alibrandi, Lotte popolari nel messinese- Storia del partito comunista attraverso documenti d’archivio e testimonianze ( 1919 – 1931 ), Messina, 1980

Camera del Lavoro di Messina “ F.Lo Sardo”, Francesco Lo Sardo ( 1871 – 1931 )- Dai tribunali alle galere fasciste per il riscatto dei lavoratori con prefazione di Giuseppe Miccichè e nota di Emanuele Tuccari, Messina, 1981.

D.Zandel, A cinquant’anni dalla scomparsa di Francesco Lo Sardo- Quel tragico calvario prima di morire…, in Paese Sera, 15.3 1981.

D.Facchini, A cinquant’anni dalla morte del primo deputato comunista siciliano – Ricordato Francesco Lo Sardo, Il Lavoratore, 10.11.1981.

T.Sangiglio, Un Gramsci siciliano, Il Piccolo, Trieste,30.11.1981.

L.Valiani, In carcere per fede, Corriere della Sera,Milano,11.3.1983.

U.Ronfani,Le nostre amnesie, Il Giorno, Milano,7.4.1983.

M.Freni, Rivoluzione “fallita”, Gazzetta del Sud, Messina, 20.9.1981.

E.Paganella, Il Gramsci siciliano – Una nobile figura della lotta antifascista…, L’Arena, Verona, 10.5.1984.

G.Buosi, Chi era Lo Sardo – Epistolario dal carcere – il coraggio della coerenza, Il Giorno, Milano, 13.5.1984.

F.Ferri,Francesco Lo Sardo, Epistolario dal carcere a cinquant’anni dalla morte, l’Unità, Roma,21.6.1984.

G.Galletto, Lettere dal carcere: due destini paralleli ( n.d.r su Gramsci e Lo Sardo )…l’Ora, Palermo, 15.1.1985.

G.Galletto, Francesco Lo Sardo – Epistolario dal carcere – L’Arena, Verona, 29.8.1985.

L.Valiani, Epistolario dal carcere – Dal carcere parla la libertà, Corriere della Sera, milano, 29.8.1985.

F.Renda, Storia della Sicilia ( Vol.II ), Sellerio editore, Palermo, 1985.

T.Parisi, Francesco Lo Sardo, Calendario del Popolo, Aprile, 1986.

G.Miccichè, Il partito comunista in Sicilia – Le origini ( 1919 – 1930 ), Teti editore, 1987.

C.Calanna,Francesco Lo Sardo, Il Riscatto, tesi di laurea, relatore prof. Santi Fedele, a cura del dottor Antonio Baglio, Università di Messina…

G.Tripiciano,Francesco Lo Sardo, Gli atti parlamentari, tesi di laurea, relatore prof.Santi Fedele, a cura del dottor Antonio Baglio, Università di Messina, anno accademico 2003-2004

Convegno di studi su Francesco Lo Sardo,l’uomo, il politico, il difensore dei lavoratori, a cura dell’Istituto di studi storici “ Gaetano Salvemini” di Messina- Naso 1° Maggio 2001

Seminario di studi su Francesco Lo Sardo e Concetto Marchesi,tra militanza politica e impegno culturale a cura dell’Istituto di studi storici “Gaetano Salvemini” di Messina – Naso, 15 Settembre 2002

A.Cavadi, Francesco Lo Sardo, Il compagno di carcere, La Repubblica, Palermo,8.6 2004.

A.Cavadi, Gente bella. Volti e storie da non dimenticare. Trapani, 2004.

Daniela. Brignone, Francesco Lo Sardo, biografia, tiratura limitata, edita dall’archivio Concetto Marchesi, fondato da Matteo Steri, Cardano al Campo ( Va ).

La nota biobibliografica è a cura di Massimo Pietropaolo.







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martedì 3 maggio 2011

Obama e l'imbarbarimento dell'Occidente

Obama e l'imbarbarimento dopo Bush
Da ieri i massmedia ci martellano senza tregua raccontandoci l'omicidio di Bin Laden spesso ingarbugliandosi e contraddicendosi per la necessità di ammettere alcuni falsi clamorosi come la foto del povero morto con gli occhi cavati che ha fatto il giro di tutte le prime pagine. Il quarto potere è da tempo al servizio del potere economico e politico e la libertà di stampa viene negata dalla pratica del velinaggio.
Colpisce molto il ruolo servile, acritico, inginocchiato davanti all'Occidente, della stampa. Giornali con testate autorevoli, alcune gloriose come il Washington Post, dal New York Times a Repubblica che hanno sparato titoloni, sono impegnate al massimo per la versione data dalla casa Bianca. Nel tentativo di montare il più possibile l'indignazione dei lettori verso i terroristi ed acquisire come dato tacito ed indiscutibile l'omicidio di Bin Laden hanno riesumato gli spot dell'11 settembre e mostrato ancora una volta con crudeltà il film di Sadam Hussein a cui un marines fruga tra i capelli ed in bocca. Una scena che mette grande disagio nelle persone che hanno una normale umanità alla quale ha fatto seguito la scena del cappio al collo, dell'impiccagione dello stesso Sadam e del vilipendio del suo cadavere. Qualcosa di peggio di Piazzale Loreto dove
la barbarie verso Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù fu consumata nel fuoco delle passioni e delle sofferenze di una lunga guerra civile. Qui si è trattato di un prigioniero di guerra sconfitto dagli americani e la cui patria è stata ed è tuttora invasa da truppe ed basi militari USA.
Il direttore di Rai New 24 ha mostrato con un sorriso furbetto la scena in un aeroporto di Obama che con fare circospetto ma tale da attirare l'attenzione di tutti prende dalla tasca si mette in mano e poi si passa in un'altra mano un bigliettino che poi consegna ad uno dei generali che sono ad aspettarlo. Corradino Mineo ha fatto intendere che poteva trattarsi dello ordine di uccisione di Bin Laden, del via libera alla operazione. Obama a me è apparso mafioso tanto quanto Provenzano che usava i pizzini per trasmettere i suoi ordini. In ogni caso, il Capo della più potente nazione del pianeta alla guida dell'Occidente e del mondo anglosassone, agisce con le maniere spicce di un boss ritenendosi arbitro della vita altrui al disopra dello Stato di Diritto e di ogni legge e di ogni organismo legislativo o parlamentare. Ha compiuto un gesto di enorme brutalità contro il diritto e contro le istituzioni internazionali e del suo stesso paese.
Mi ha molto colpito la scena di Obama e della Clinton attorniati da una diecina di alti papaveri della amministrazione che sembrano assistere in diretta all'omicidio di Bin Laden. Mi ha ricordato che gli USA sono il paese della pena di morte che viene eseguita in modo crudelissimo davanti ai parenti del condannato. Giustizia è fatta! Hanno assistito in diretta ( a fingono di assistere) all'omicidio in diretta di Bin Laden. Vogliono sembrare i parenti più stretti degli USA colpiti dal cattivissimo con l'incendio delle Torri Gemelle!!
Sgomenta il fatto che Obama esibisca fatti e gesti che avvengono al di fuori delle regole delle legge e dei principi fondamentali di tutte le Carte dei Diritti a cominciare dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Per gli USA l'obiettivo di morte che si prefiggono supera tutte le resistenze dell'etica e dei diritti. E' il soldato blu che taglia la gola al pellirossa che oppone resistenza e non vuole andare via dalla sua terra. E' la Giustizia a difesa di un ordine sociale e politico che non ammette contraddizioni e diversità.
Riflettevo che in fondo tutto quello che sappiamo di Bin Laden, a parte le sue apparizioni sospettate di essere funzionali alle politiche USA, ci sono state dette soltanto dagli americani. Lo stesso dicasi per i prigionieri di Guantanamo. Nessuno sa con esattezza di che cosa sono rei. Sappiamo che sono sospettati di terrorismo. Ma non abbiamo mai potuto sentire la loro difesa. Sono in galera senza quel minimo di diritti che i siracusani attribuivano ai prigionieri ateniesi chiusi nelle latomie.
Obama vuole abituare il mondo alla sua barbarie. Dovremmo essere amministrati tutti da Lui che stabilisce di volta in volta che cosa ci vuole per noi. Ha detto: "il mondo deve parlare una sola voce". Una dichiarazione di enorme e pericolosa megalomania perchè mai il mondo ha parlato una sola voce nella sua lunga storia. Non ai tempi dei Romani e dei Persiani o dei Cinesi. Sta andando molto oltre il bushismo e sarebbe ora che ammetta un contraddittorio sulla questione del terrorismo. Termine usato e stiracchiato per consentirgli di fare le cose anche le più sporche come il bombardamento con 130 missili Cruise della Libia che viene distrutta e riportata al tempo della dominazione coloniale.
In un solo caso Obama e gli USA potrebbero essere credibili: nel caso che le Torri Gemelle fossero state abbattute dai terroristi di Bin Laden. Ma sappiamo tutti e lo stesso Obama sa che l'abbattimento delle torri Gemelle è opera degli stessi USA e che mai e poi mai sarebbero potute cadere all'impatto degli aerei se non fossero stati minuziosamente minati prima.
Il martellamento dei massmedia sull'omicidio di Bin Laden sta crescendo di volume e di intensità. A che cosa mira? A che serve questa imposizione di un false flag sempre pià ridicolo e fragile ? La coppia Obama Clinton dove va a parare? Che cosa vogliono dal mondo che tengono in stato di agitazione continua?
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

lunedì 4 aprile 2011

messaggio di Gheddafi alla Unione Europea ed al Congresso USA

Non c'è alcun motivo interno che abbia potuto scatenare in Libia una crisi di qualsivoglia tipo. Il potere è nelle mani del popolo libico che lo esercita nei Congressi popolari, nei quali sono presenti tutti i cittadini, uomini e donne, che abbiano raggiunto la maggiore età. Non esiste altro esempio di questa democrazia popolare diretta se non in quella dell'antica Atene. La ricchezza del petrolio appartiene al popolo libico, le armi sono nelle mani del popolo, in Libia non c'è un governatore che governa, non ci sono governatori né governati. [La Libia] ha sconfitto la sete con la costruzione di un fiume artificiale sotterraneo, ha supinamente rinunciato ad un programma nucleare, ha risolto tutte le questioni legate alla guerra fredda in maniera pacifica, ha risolto i problemi del continente con i Paesi limitrofi ricorrendo all'arbitrato, ha aderito alla coalizione internazionale contro il terrorismo, ha contribuito efficacemente ed in concerto con gli altri Paesi a limitare il pericolo del terrorismo estremista.
Ha costituito una leadership popolare ed islamica volta a riunire le forze islamiche moderate in modo da riempire quel vuoto che è sfruttato dal terrorismo estremista, ha bloccato l'emigrazione clandestina verso l'Europa, ha giocato un ruolo attivo nel risolvere i problemi africani e nello stabilire la pace in quel continente, diventandone, per decisione degli africani, la guida. Ha aperto le sue porte al turismo mondiale, ha presentato il “Libro Bianco” per risolvere pacificamente i problemi del Medio Oriente, ha proposto un progetto per porre fine alla pirateria che si manifesta in Somalia e nelle zone calde.
Sembra che, a causa di questa apertura e del suo ruolo nel soffocare il terrorismo, agenti di al-Qaida si siano infiltrati e siano stati arruolati, e abbiano sfruttato quanto successo in Tunisia ed Egitto come una cortina di fumo per attaccare improvvisamente caserme dell'esercito e stazioni di polizia al fine di rifornirsi di armi. Hanno cominciato ad aprire il fuoco contro i militari ed hanno preso il controllo di alcune moschee convertendole in magazzini per le armi e proclamando un emirato islamico sotto le direttive di al-Qaida ed invitando al jihad. Non abbiamo fatto altro che cercare di rispondere a questo assedio con la collaborazione dei cittadini, quindi le unità antiterrorismo hanno fatto irruzione in alcuni edifici di certe città, nei quali si rintanavano i terroristi di al-Qaida. L'arresto di questi, che continuano a mantenere il controllo di tali edifici, è avvenuto nella sola Benghazi. […]
Essi sono stati in grado di assaltare la prigione cittadina, rilasciare tutti i detenuti ed i criminali ed armarli per combattere nelle fila di al-Qaida. La crisi è stata creata per attuare la strategia di una nuova crociata o di un nuovo progetto coloniale. In Libia non c'è un'Oriente ed un'Occidente, non ci sono scontri ideologici né problemi di altro tipo. La Libia è un Paese sicuro, che ha reso sicuro il Nord Africa ed ha arrestato l'emigrazione. Ha cancellato i programmi di armi di distruzione di massa, gioca un ruolo importante nella stabilizzazione [della regione] e risolve i propri problemi attraverso il potere del popolo.
E' stato creato un problema senza che ve ne fossero le cause. Quanto sta accadendo adesso mira a sostenere al-Qaida per mezzo della copertura aerea e dei missili, al fine di permetterle di controllare il Nord Africa e trasformarlo in un secondo Afghanistan. Il popolo libico sta facendo fronte ad un attacco brutale ed ingiusto, ad una palese e volgare ingerenza nei propri affari interni. Centinaia di libici e libiche vengono uccisi da questo bombardamento aggressivo, che non ha giustificazioni né esempi simili in quanto ad umanità ed ingiustizia. Nel frattempo il mondo guarda ad un piccolo popolo e ad un Paese in via di sviluppo i cui mari, cieli e terre sono violati da parte delle maggiori potenze nucleari, le quali operano fuori dalla carta delle Nazioni Unite, agendo contro il popolo libico senza pietà. Per vostra informazione in Libia non erano presenti dall'inizio manifestazioni e proteste, a differenza di Tunisia ed Egitto. Non si aprì il fuoco contro i manifestanti, perché non c'erano manifestanti. Non vennero uccise più di 150 persone, e gran parte di essi non erano che militari e poliziotti nell'atto di difendere sé stessi durante gli attacchi alle loro sedi. L'immagine della Libia che è stata veicolata è un'immagine artificiale il cui scopo e far passare e giustificare una seconda crociata, come ha dichiarato esplicitamente la Francia, o una nuova operazione coloniale.
I civili uccisi dall'alleanza crociata....
Siamo un popolo unito dietro la Guida della Rivoluzione e facciamo fronte da un lato al terrorismo di al-Qaida e dall'altro al terrorismo della Nato, che ora supporta direttamente al-Qaida. La contraddizione è lampante.
Fermate la vostra ingiusta e brutale aggressione alla Libia. Lasciate la Libia ai Libici. State annientando un popolo tranquillo, state distruggendo un Paese in via di sviluppo. In Libia non c'è altro problema che non siano gli elementi di al-Qaida ed il confrontarsi con i missili e l'aviazione che rappresentano il mondo crociato. Si tratta di contraddizioni.
Sembra che voi in Europa ed in America non guardiate a queste operazioni identificandole come infernali, barbariche e brutali. Eppure sono di poco inferiori a quanto fece Hitler travolgendo l'Europa e bombardando la Gran Bretagna.* Come attaccate chi combatte al-Qaida? Interrompete la vostra aggressione brutale ed ingiusta al nostro Paese. Deve essere l'Unione Africana a prendere in mano la questione. La Libia accetterà ogni decisione presa dall'Unione Africana per mezzo della Commissione Africana Suprema, che è stata creata per questo scopo.






Testo consultato su Al-Madina al-akhbariyya


*La traduzione è carente e me ne scuso con i lettori. Invito arabisti