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rivoluzionaria e martire

giovedì 23 giugno 2011

La verità sulla Siria di Assad

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Il piano di destabilizzazione della Siria

di Thierry Meyssan
Le operazioni condotte contro la Libia e la Siria mobilitano gli stessi attori e le stesse strategie. Ma i loro risultati sono molto diversi perché questi stati non sono comparabili. Thierry Meyssan analizza il parziale fallimento delle forze coloniali e contro-rivoluzionarie e pronostica un nuovo passaggio del pendolo nel mondo arabo.

Rete Voltaire | Beirut (Libano) | 17 giugno 2011
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Il ministro degli Affari Esteri francese Alain Juppé e la sua omologa statunitense Hillary Clinton, il 6 giugno a Washington. © Dipartimento di Stato. Il tentativo di rovesciare il governo siriano, per molti aspetti è simile a quanto è stato fatto in Libia, sebbene i risultati siano assai diversi a causa delle particolarità sociali e politiche. Il progetto di spezzare questi due Stati è stato impostato il 6 Maggio 2002 da John Bolton, quando era sottosegretario di stato nell’amministrazione Bush, la sua attuazione da parte dell’amministrazione Obama, nove anni dopo, nel il contesto del risveglio arabo, non avviene senza problemi.

Come in Libia, il piano originale era quello di suscitare un colpo di stato militare, ma ben presto si è rivelato impossibile per la mancanza degli ufficiali necessari. Secondo alcune fonti, un progetto simile è stato anche considerato per il Libano. In Libia, il complotto fu scoperto e il colonnello Gheddafi ha fatto arrestare il colonnello Abdallah Gehani. In tutti i casi, il progetto originario è stato rivisto nel contesto dell’inaspettata "primavera araba".

L’azione militare
L’idea principale era quindi causare problemi in una zona ben definita, e di proclamare un emirato islamico che servisse da base per lo smantellamento del paese. La scelta del distretto Daraa si spiega col fatto che si torva sul confine con la Giordania e le alture del Golan occupate da Israele. Sarebbe stato così possibile rifornire i secessionisti.

Un incidente è stato creato artificialmente, chiedendo agli studenti di impegnarsi in delle provocazioni. Ha funzionato al di là di ogni aspettativa a causa della brutalità e della stupidità del governatore e del capo della polizia locale. Quando le manifestazioni iniziarono, dei cecchini furono posizionati sui tetti per uccidere a caso, sia tra la folla che tra la polizia, uno scenario identico a quello utilizzato a Bengasi per provocare la ribellione.

Altri scontri sono stati pianificati, di volta in volta, nei distretti di confine, per assicurarsi una base di supporto, prima al confine col Libano settentrionale, e poi al confine con la Turchia.

I combattimenti sono stati condotti da piccole unità, spesso composte da quaranta uomini, unendo individui reclutati sul posto e un inquadramento di mercenari stranieri delle reti del principe saudita Bandar bin Sultan. Bandar stesso è giunto in Giordania, dove ha supervisionato l’inizio delle operazioni in collaborazione con funzionari della CIA e del Mossad.

Ma la Siria non è la Libia e il risultato è stato ribaltato. Infatti, mentre la Libia è uno stato creato dalle potenze coloniali, combinando con la forza Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, la Siria è una nazione storica che è stata ridotta alla sua forma più semplice dalle stesse potenze coloniali. La Libia è spontaneamente in preda a delle forze centrifughe, mentre al contrario la Siria attrae forze centripete, che sperano di ricostruire la Grande Siria (che comprende Giordania, Palestina occupata, Libano, Cipro, e parte dell’Iraq). La popolazione della Siria di oggi non può che opporsi al progetto di partizione.

Inoltre, si può paragonare l’autorità del colonnello Gheddafi e quello di Hafez el-Assad (padre di Bashar). Sono saliti al potere nello stesso periodo e usando la loro intelligenza e brutalità per imporsi. Invece, Assad non ha preso il potere, e non intendeva neanche ereditarlo. Ha accettato la carica alla morte di suo padre, perché suo fratello era morto, e solo la sua legittimità familiare poteva evitare una guerra di successione tra i generali di suo padre. Se l’esercito è venuto a cercarlo a Londra, dove ha esercitato la professione di oculista, è il suo popolo che l’ha insediato. E’ senza dubbio il leader politico più popolare in Medio Oriente. Fino a due mesi fa, è stato anche l’unico che viaggiava senza scorta, e non era riluttante a fare dei bagni di folla.

L’operazione militare per destabilizzare la Siria e la campagna di propaganda che l’accompagnava, sono state organizzate da una coalizione di stati coordinati dagli Stati Uniti, così come la NATO sta coordinando gli Stati membri e non membri dell’Alleanza per stigmatizzare e bombardare la Libia. Come notato sopra, i mercenari sono stati forniti dal Principe Bandar bin Sultan, che è stato improvvisamente costretto ad intraprendere un tour internazionale in Pakistan e Malesia, per incrementare il suo esercito personale dispiegato da Manama a Tripoli. Si può citare, così, come esempio l’installazione di un centro di telecomunicazioni ad hoc nei locali del Ministero delle Telecomunicazioni libanese.

Lungi dall’aizzare il popolo contro il "regime", il massacro ha provocato un risveglio nazionale attorno al presidente Bashar al-Assad. I siriani, consapevoli che si cerca di puntare alla guerra civile, hanno fatto blocco. In totale nelle manifestazioni anti-governative hanno partecipato tra 150.000 e 200.000 persone, su una popolazione di 22 milioni di persone. Al contrario, alle manifestazioni filo-governative hanno partecipato folle che il paese non aveva mai visto prima.

Le autorità hanno reagito agli eventi con calma. Il presidente ha anche avviato le riforme che voleva intraprendere da molto tempo, e che la maggioranza della popolazione tratteneva per paura che occidentalizzasse la società. Il Partito Baath ha accettato il multipartitismo senza cadere nell’arcaismo. L’esercito non ha represso i manifestanti, al contrario delle affermazioni dei media occidentali e sauditi, ma ha combattuti i gruppi armati. Purtroppo, i suoi alti ufficiali, addestrati in Unione Sovietica, non hanno dimostrato considerazione per le vittime civili del fuoco incrociato.

La guerra economica
La strategia occidentale-saudita si è poi evoluta. Washington, rendendosi conto che l’azione militare non sarebbe stata, nel breve periodo, in grado di immergere il paese nel caos, ha deciso di agire sulla società nel medio termine. L’idea è che la politica del governo al-Assad stava creando una classe media (l’unica effettiva garanzia di democrazia) e che è possibile rivolgere la classe media contro di lui. Per questo, si doveva causare un collasso economico del paese.

Tuttavia, la principale risorsa della Siria è il suo petrolio, anche se il volume di produzione non è paragonabile a quella dei suoi ricchi vicini. Per venderlo aveva bisogno di avere degli asset nelle banche occidentali che servono come garanzia per le transazioni. Basta congelare questi beni per uccidere il paese. E’ quindi necessario offuscare l’immagine della Siria per fare ammettere alle popolazioni occidentali le "sanzioni contro il regime".

In linea di principio, il congelamento dei beni richiede una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma questo è improbabile. La Cina è già stata costretta a rinunciare al suo diritto di veto durante l’attacco alla Libia, rischiando di perdere il proprio accesso al petrolio saudita, probabilmente non vi si è opposta. Ma la Russia poteva farlo, altrimenti perdeva la sua base navale nel Mediterraneo che vedrebbe la flotta del Mar Nero soffocare dietro i Dardanelli. Per intimidirla, il Pentagono ha schierato l’incrociatore USS Monterey nel Mar Nero, solo per dimostrare che le ambizioni navali russe sono irrealistiche.

In ogni caso, l’amministrazione Obama può risuscitare la Syrian Accountablity Act del 2003 per congelare i beni siriani senza attendere una risoluzione delle Nazioni Unite, e senza la necessità di un voto del Congresso. La storia recente ha dimostrato, soprattutto nei confronti di Cuba e Iran, che Washington può facilmente convincere i suoi alleati europei ad allinearsi alle sanzioni che decide unilateralmente.

Così oggi la vera sfida si sposta dal campo di battaglia ai media. L’opinione pubblica occidentale prende tanto facilmente lucciole per lanterne non sapendo molto della Siria, e crede nella magia delle nuove tecnologie.

La guerra mediatica
In primo luogo, la campagna di propaganda focalizza l’attenzione dell’opinione pubblica sui crimini imputati al "regime", per evitare qualsiasi domanda su questa nuova opposizione. Questi gruppi armati, infatti, non hanno nulla a che fare con gli intellettuali che per protestare hanno scritto la Dichiarazione di Damasco. Provengono dall’ambiente estremista religioso sunnita. Questi fanatici rifiutano il pluralismo religioso nel Levante e sognano uno stato che gli assomiglia. Non stanno combattendo il presidente Bashar al-Assad perché lo trovano troppo autoritario, ma perché è alawita, vale a dire, ai loro occhi eretico.

Pertanto, la propaganda anti-Bashar si basa sull’inversione della realtà. Per esempio, il caso divertente, notiamo, del blog "A Gay Girl in Damascus" creato nel febbraio 2011. Questo sito web pubblicato in inglese dalla giovane Amina, è diventato una fonte per molti media atlantisti. L’autore ha descritto le difficoltà di una giovane lesbica nel vivere sotto la dittatura di Bashar e la terribile repressione della rivoluzione in corso. Donna e gay, godeva della simpatia protettrice degli utenti occidentali che si sono mobilitati quando fu annunciato il suo arresto da parte dei servizi segreti del "regime".

Tuttavia, è risultato che Amina non esistesse. Intrappolato dal suo indirizzo IP, uno "studente" di 40 anni degli Stati Uniti, Tom McMaster, è stato il vero autore di questa mascherata. Questa propagandista, che avrebbe dovuto preparare un dottorato di ricerca in Scozia, era presente al congresso dell’opposizione filo-occidentale in Turchia, che ha chiesto l’intervento della NATO. Ed era lì, ovviamente, non in qualità di studente.

La cosa più sorprendente della storia non è l’ingenuità degli utenti, che hanno creduto alle bugie della pseudo-Amina, ma la mobilitazione dei libertari per difendere coloro che li combattono. Nella laica Siria, la vita privata è tutelata. L’omosessualità è vietata nei testi, non repressa. Può essere difficile viverla in famiglia, ma non nella società. Al contrario, coloro che i media occidentali presentano come dei rivoluzionari e che consideriamo, al contrario, come dei contro i rivoluzionari, sono violentemente omofobi. Costoro propongono persino di introdurre pene corporali, anche la pena di morte, per alcuni, per punire questo "vizio".

Questo principio di inversione è applicato su larga scala. Ricordiamo i rapporti delle Nazioni Unite sulla crisi umanitaria in Libia: decine di migliaia di lavoratori migranti in fuga dal paese, per sfuggire alle violenze. I media atlantista avevano concluso che il "regime" di Gheddafi doveva essere rovesciato e bisognava sostenere i ribelli a Bengasi. Ma non è il governo di Tripoli a essere responsabile di questa tragedia, ma i cosiddetti rivoluzionari della Cirenaica, che andavano a caccia di persone di colore. Guidato da una ideologia razzista, lo hanno accusati di essere tutti al servizio del colonnello Gheddafi e li linciavano quando ne catturavano uno.

In Siria, le immagini di gruppi armati appostati sui tetti che tirano a caso sulla folla e sulla polizia, sono trasmessi dalle televisioni nazionali. Ma queste immagini sono riprese dai canali sauditi e occidentali, per attribuire questi crimini al governo di Damasco.

In definitiva il piano per destabilizzare la Siria non funziona perfettamente. Ha convinto l’opinione pubblica occidentale che questo paese è una dittatura terribile, ma ha saldato la stragrande maggioranza della popolazione col governo. Alla fine, ciò potrebbe diventare pericoloso per i progettisti del piano, soprattutto Tel Aviv. Abbiamo appena assistito, nel gennaio-febbraio 2011, a una ondata di rivoluzioni nel mondo arabo, seguito in aprile-maggio da un’onda contro-rivoluzionaria. Il pendolo non ha completato il movimento.

Thierry Meyssan

Il tuo indirizzo email Destinataire : Testo del messaggio:

Traduzione di Alessandro Lattanzio


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Fonte : “Il piano di destabilizzazione della Siria”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 giugno 2011, www.voltairenet.org/a170493

Intellettuale francese, presidente-fondatore del Rete Voltaire e della conferenza Axis for Peace. Pubblica analisi di politica internazionale nella stampa araba, latino-americana e russa. Ultimo libro pubblicato: L’Effroyable imposture : Tome 2, Manipulations et désinformations (éd. JP Bertand, 2007). Recente libro tradotto in italiano: Il Pentagate. Altri documenti sull’11 settembre (Fandango, 2003).

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Fonte : “Il piano di destabilizzazione della Siria”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 giugno 2011, www.voltairenet.org/a170493
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par Daniele Ganser, Réseau Voltaire, 16 juin 2011
Les gros bras Gates et Rasmussen tentent un nouvelle extorsion de fonds

par Lucille Baume, Réseau Voltaire, 16 juin 2011
الأسد يؤكد الثقة بقدرة السوريين على الخروج من الأزمة..
ولافروف يؤكد ثبات الموقف الروسي

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
عريجي ....
الإصلاح ووأد الفتنة متوازيان

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
العراق والاحداث ....
مامحبة الا بعد عداوة (3)

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
أنقرة ودمشق في واجهة الحدث السوري..
و ((العرعور)) في عودة إلى حماه

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
رفع أكبر علم في سورية بطول 2300 متر

Partners, 16 حزيران (يونيو) 2011
Incremento del 24% retroactivo a marzo de 2011
UTPBA INFORMA: ACUERDO SALARIAL EN CRÓNICA TV

Socios, 15 de junio de 2011
Декларацию Африканского союза по Ливии

Сеть Вольтер, 15 июня 2011
إعلان الاتحاد الافريقي في ليبيا

Shabakat Voltaire, 15 حزيران (يونيو) 2011
Declaración de la Unión Africana sobre Libia al Consejo de Seguridad

Red Voltaire, 15 de junio de 2011
African Union Declaration to the UN Security Council about Libya

Voltaire Network, 15 June 2011
Déclaration de l’Union africaine au Conseil de sécurité de l’ONU sur la Libye

Réseau Voltaire, 15 juin 2011
Speech by Dmitry Medvedev at a SCO Heads of State Council Meeting

by Dmitry Medvedev, Voltaire Network, 15 June 2011

sabato 11 giugno 2011

un'altra civiltà sta per essere educata alla democraziia con i massacri

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Giovanni Falcetta
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un'altra civiltà prossima ad essere devastata dall'Occidente Killer Turchia
Pietro Ancona


Geografia
Repubblica araba siriana
Al-Jamhuriya al'Arabiya as-Suriya

Superficie: 185.227 Km²
Abitanti: 16.729.000 (stime 2001)
Densità: 90 ab/Km²

Forma di governo: Repubblica presidenziale
Capitale: Damasco (2.035.000 ab.)
Altre città: Aleppo 1.840.000 ab., Hims 300.000 ab.
Gruppi etnici: Arabi 88%, Curdi 5%, Armeni 3%
Paesi confinanti: Turchia a NORD, Libano e Israele a OVEST, Giordania a SUD, Iraq ad EST

Monti principali: Hermon 2814 m
Fiumi principali: Eufrate 675 Km (tratto siriano, totale 2760 Km)
Laghi principali: Buhayrat al Asad 600 Km²
Isole principali: -
Clima: Continentale - mediterraneo


Lingua: Arabo
Religione: Musulmana sunnita 74%, Musulmana (altro tipo) 16%, Cristiana 10
Moneta: Sterlina siriana



Grande moschea di Aleppo
Situata nel cuore del Medio Oriente, patria del primo alfabeto, della ruota, dell'agricoltura, terra in cui hanno studiato medici, scienziati, chimici, filosofi e letterati famosi, la Siria è un Paese a cui tutti siamo debitori. Le cattive notizie riportate dai mass-media che la descrivono come desertica e spoglia, popolata da fanatici inclini alla rivoluzione, non sono che un frammento negativo della realtà di questo paese. Sarà quindi una sorpresa viaggiare e scoprire che gli arabi sono estremamente cordiali e ospitali, che il patrimonio archeologico è importante e che numerose sono le testimonianze lasciate nel corso dei millenni dalle civiltà fiorite in territorio siriano a cominciare dai fenici ai greci, romani e bizantini per arrivare alle tracce lasciate dai crociati e dalle dinastie islamiche.
La Siria pur avendo una forte caratterizzazione archeologica e storica, presenta anche panorami naturalistici stupendi: le acque dell'Eufrate, il deserto, le verdi montagne dell'occidente, le oasi di palme, il Mar Mediterraneo. I viaggi organizzati sono sempre più frequenti in questo paese, ma c'è ancora possibilità per i viaggiatori più avventurosi che hanno voglia di allontanarsi dai percorsi standard di fare entusiasmanti scoperte.


Geografia e territorio

La Siria confina a nord con la Turchia, a est e sud-est con l'Iraq, a sud con la Giordania, a sud-ovest con il Libano ed Israele e a ovest con il Mar Mediterraneo. Il territorio siriano si può dividere in 4 zone distinte: la fascia costiera, la catena montuosa, la Mezzaluna fertile e il deserto. La costa uniforme che per circa 150 km si affaccia sul Mar Mediterraneo è separata dal resto del Paese dai monti Ansariyya (a ovest) e dal monte Zawiya (a est). Sorsero sulla fascia costiera i più importanti centri marittimi e commerciali del Mediterraneo. Al centro del Paese si stende la valle del Ghab attraversata dal fiume Oronte (Al-'Asi in arabo). La Mezzaluna fertile è chiamata in questo modo perché ha una forma semicircolare che parte da nord-est seguendo il fiume Eufrate, continua verso sud-ovest nella regione del Ghab, prosegue verso Homs seguendo il corso del fiume Oronte e inglobando le regioni montuose dell'Antilibano per arrivare fino alle alture del Golan. La valle dell'Eufrate, il più grande fiume che attraversa il Paese, è ricca di oasi e zone coltivate; il Tigri segna per un breve tratto il confine con la Turchia mentre il Khabur è l'unico fiume interamente siriano.
Popolazione
Donne presso Hama
Il 90% della popolazione è araba, comprese alcune minoranze beduine (circa 100.000 persone). Il restante 10% è formato da minoranze turche, circasse, curde e armene. I curdi presenti sperano di poter formare uno stato indipendente, speranza vana poiché sono stati accusati di atti di terrorismo e sono perseguitati anche in Turchia, Iraq e Iran. 300.000 sono i palestinesi che in Siria hanno trovato rifugio.
Clima
La Siria si può dividere in 4 zone caratterizzate da climi differenti: la fascia costiera le cui temperature medie diurne vanno dai 10°C in inverno ai 29°C in estate e le precipitazioni annuali raggiungono i 760 mm; le montagne dove in inverno non sono rare le nevicate; la zona coltivata attraversata dai fiumi Oronte ed Eufrate, con temperature che si aggirano intorno ai 35° C d'estate e ai 12°C d'inverno mentre le precipitazioni variano da 215 a 500 mm l'anno; il deserto, asciutto e caldo, che presenta punte massime estive di 46°C mentre in inverno è necessario coprirsi..
Lingua
La lingua ufficiale è l'arabo ma sono parlati anche l'aramaico, l'armeno, il circasso e il curdo. Imparare qualche breve frase di arabo richiede poco, ma per approfondire questa complicata lingua e scrittura sono necessari anni di studio. Nelle zone turistiche sono diffusi l'inglese e il francese
Religione
Minareto
La quasi totalità della popolazione (86%) è di fede musulmana sunnita. I musulmani sono chiamati alla preghiera 5 volte al giorno e durante il mese del Ramadan sono tenuti al completo digiuno. I cristiani rappresentano il 10% della popolazione mentre ebrei, alauiti, drusi e ismaeliti coprono il restante 4% e sono concentrati in regioni periferiche o in specifici quartieri urbani.
Storia
Sebbene non vi siano tracce di insediamenti umani pare che la prima presenza dell'uomo nell'area della valle dell'Oronte risalga ad 1 milione di anni fa; per trovare le prime testimonianze bisogna fare un salto di 500 mila anni. Tra il 10.800 e l'8.500 a.C. circa l'uomo passò da una vita nomade alla sedentarizzazione dovuta alla nascita dell'agricoltura. Proprio a seguito di questi cambiamenti culturali e sociali nacquero le prime civiltà urbane. Nel tempo le comunità divennero sempre più stabili e allo sviluppo e organizzazione dei primi centri seguì una progressiva crescita economica e commerciale che favorì la nascita degli scambi.
Verso il 3000 a.C. la Siria fu popolata dagli Amorriti e dai Cananei che si stabilirono sulla costa. I loro insediamenti e commerci attirarono l'attenzione degli egizi. Circa nello stesso periodo sorse nella zona di Mari, sull'Eufrate, una ricca civiltà che scomparve a causa dell'emergere di una nuova potenza: Ebla. Quest'ultima fondava la propria ricchezza sul commercio della lana. Gli Accadi distrussero questa città nel 2300-2250 a.C. Il 2200 a.C. fu segnato dall'arrivo degli Amorriti e dei Babilonesi il cui sovrano Hammurabi fu autore del famoso codice che da lui ha preso il nome.
Con la morte di Hammurabi e a causa dell'arrivo degli Ittiti l'impero si disgregò. Gli Ittiti vennero poi minacciati dagli Assiri che avanzarono lungo l'Eufrate e si stabilirono a Mari; dovettero interrompere l'avanzata quando sul loro cammino incontrarono gli Arami, popolo nomade che proveniva dalle zone della steppa e che, spinto dalla necessità di trovare insediamenti, si stabilì nelle pianure della Mezzaluna Fertile.
Con la conquista di Alessandro Magno nel 332 a.C. la Siria si trovava al centro di un impero che andava dall'Asia Minore alla Persia all'Afghanistan. Approffittando dello sfacelo della potenza ellenistica i romani si affacciarono in queste contrade e la Siria divenne provincia romana con capitale Antiochia. In Siria cominciò a diffondersi il cristianesimo quando Costantino si convertì e Costantinopoli diventò capitale dell'Impero romano. I secoli caratterizzati dalla dominazione bizantina furono importanti perché permisero alla Siria di vivere un lungo periodo di pace e prosperità che l'aiutarono a crescere.
Proliferarono, in seguito, numerose correnti religiose che, aiutate dalla caduta dell'Impero Romano d'Oriente e dall'avanzata dei Sasanidi contribuirono ad indebolire questa zona e la resero incline all'Islam. La Siria cadde così definitivamente sotto il controllo degli arabi ed entrò a far parte dell'impero islamico. Nel 660 salì al potere la dinastia Omayyade la cui capitale era Damasco. La salita al potere di Mu'Awiya, che si contrappose ad Alì nella successione al califfato, segnò lo scisma tra mussulmani sunniti e sciiti, seguaci di Alì. Alla fine del XI secolo giunsero in Siria i crociati dopo aver conquistato Gerusalemme. Due sovrani musulmani si distinsero in quest'epoca in Siria: Noreddino e Saladino che combatterono gli eserciti cristiani che si erano installati sulla costa. In seguito alla riunificazione religiosa della Siria con l'Egitto vi fu la definitiva scomparsa dei crociati nel 1260 sotto la dinastia dei Mamelucchi. Essi regnarono fino al 1516 quando la Siria divenne parte dell'Impero Ottomano che dominò il Paese per 4 secoli, fino alla II guerra mondiale.
Costituzione
Secondo la Costituzione del 1973 la Siria è una repubblica presidenziale. Il presidente, eletto ogni 7 anni a suffragio universale diretto, detiene il potere esecutivo che esercita in collaborazione con il governo. Il potere legislativo spetta invece al Consiglio del Popolo costituito da 250 deputati. Amministrativamente la Siria è divisa in 14 distretti.
Situazione politica
Dopo una serie di colpi di Stato militari che si succedettero nell'arco di un ventennio e un progressivo intransigente orientamento antiisraeliano, nel 1970 fu eletto Presidente Hafez el-Assad che aveva destituito il Presidente in carica Al-Atasi. Il nuovo presidente rinsaldò i legami con l'URSS e aderì all'alleanza Egitto-Libia-Sudan mentre i rapporti con la Giordania peggiorarono sensibilmente. Piegatosi al compromesso con l'opposizione religiosa che considerava poco islamica la Costituzione ed emendatala con l'imposizione di professare l'Islam da parte del Presidente, Assad andò ad assumere all'interno del mondo arabo un ruolo sempre più di primo piano (offensiva sul Golan, intervento in Libano, rottura con Arafat e sostegno ai drusi di Jumblatt e agli sciiti filoiraniani). Riconfermato Presidente nel 1985, nel 1990 in occasione dell'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq Assad si schierò contro l'Iraq facendo così cadere le accuse di proteggere il terrorismo internazionale e conseguendo un netto miglioramento dei rapporti con Gran Bretagna e Stati Uniti d'America. Riconfermato Presidente per la quinta volta nel 1999, il "leone di Damasco" riprese le trattative con Israele sospese nel 1996. La morte di Assad avvenuta nel giugno 2000 ha però precipitato la Siria nell'incertezza quanto a volontà di riforme interne e modernizzazione del Paese. Al figlio Bechar, che ha sostituito Assad alla presidenza, l'arduo compito di mantenere la Siria in una posizione di costante progresso economico e di equilibrio politico nell'intrico mediorientale.
Economia
Pastori ad un mercato di
bestiame
L'economia si basa su un sistema socialista e si sostiene attraverso: l'intervento pubblico con la nazionalizzazione delle industrie, la cooperazione ovvero la congiunzione tra il lavoro nel settore pubblico e in quello privato (settori della ricerca e dello sviluppo turistico), l'investimento privato che trova spazio nell'industria, nell'agricoltura e soprattutto nel commercio. L'agricoltura rappresenta tuttora una componente essenziale dell'economia siriana ed ha avuto un notevole sviluppo in seguito alla riforma agraria (limitazione della proprietà terriera) e alla realizzazione di imponenti opere idrauliche. Al consumo interno è destinata la produzione di frumento, orzo, miglio, riso, legumi, patate mentre cotone e tabacco vengono esportati. Vite, ulivo e agrumi vengono coltivati con successo lungo la fascia costiera. Dal sottosuolo si estraggono petrolio, gas naturale e fosfati. Le principali industrie sono quelle legate alla trasformazione dei prodotti agricoli e minerari. Il debito estero è schiacciante e caratterizza il bilancio statale. Tra i Paesi creditori anche l'Italia che è anche il principale partner commerciale della Siria da cui acquista soprattutto petrolio.

Curiosità
Nei souk delle cittadine mediorientali si possono trovare begli oggetti di artigianato e gioielli che riprendono le forme tradizionali. I tappeti diventano sempre più elaborati man mano che si va verso Oriente, ma per fortuna non più cari. Orari: i negozi dei souk in genere sono aperti dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20; chiusi il venerdì.
Cibi: Spezie da favola, di tutti i colori e i sapori: cumino, cardamomo, noce moscata, chiodi di garofano, zenzero. Ad Aleppo i pistacchi invadono ogni bottega alimentare.



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giovedì 9 giugno 2011

giacomo matteotti ucciso il 10 giugno 1924

Giacomo Matteotti
Profezie del ventennio fascista
22 maggio 1885
10 giugno 1924

Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine (Rovigo) il giorno 22 maggio 1885. Entrambi i genitori sono di modeste origini, che a prezzo di duri sacrifici e grande capacità di risparmio e oculati investimenti, riescono in breve tempo ad arrivare a possedere una vasta proprietà terriera nella bassa valle del fiume Po. Cresce nella sua terra e, proprio perché colpito dalle umili condizioni di vita della popolazione polesana, si avvicina alla politica molto giovane, quando ha solo 16 anni.
Forte su di lui è l’influenza esercitata dalla madre - Giacomo ha solo 17 anni quando perde il padre - mentre il fratello maggiore Matteo l'aveva avviato appena tredicenne alle idee del socialismo, spinto anche da un forte sentimento di solidarietà verso i contadini del Polesine, condannati come detto ad una vita di estrema miseria e sfruttamento.
Da adolescente frequenta il ginnasio di Rovigo, dove tra i suoi compagni di classe si trova Umberto Merlin, suo futuro avversario politico.

Nel 1907 consegue la laurea in giurisprudenza presso l'università di Bologna. Tre anni dopo è eletto al consiglio provinciale di Rovigo; da qui in poi Giacomo Matteotti inizierà il suo percorso politico che lo porterà ad assumere una dedizione a tempo pieno in questo ambito. Matteotti è un socialista riformista: non crede nei cambiamenti violenti e rivoluzionari, bensì in quelli più democratici da realizzarsi gradualmente nelle amministrazioni locali e nell'impegno sindacale. Dimostra di essere un amministratore competente e un abile organizzatore sia nell'attività politica, sia nel suo pubblico servizio.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, si schiera contro la partecipazione italiana e , venendo

Durante la prima guerra mondiale è un convinto sostenitore della neutralità italiana, lanciando appelli alla pace: questa posizione porta Matteotti a essere minacciato dai nazionalisti, poi per un discorso tenuto al consiglio provinciale di Rovigo, contro la guerra (1916) viene condannato e internato in Sicilia.

Sempre nel 1916 sposa Velia, la donna che gli darà tre figli. Nel 1918 nasce il figlio Giancarlo il quale seguirà le orme del padre Giacomo, dedicandosi all'attività politica.

Terminato il conflitto mondiale continua a dedicarsi all'attività politica: i suoi successi lo portano ad essere eletto deputato al parlamento italiano nel 1919. Matteotti ha così l'opportunità di denunciare la violenza squadrista del fascismo (fin dai suoi inizi), subendo di conseguenza attacchi dalla stampa nonché aggressioni alla sua persona. Nel 1921 accade che a Castelguglielmo venga sequestrato e duramente percosso all'interno di un camion di fascisti.

Costretto dalle violenze abbandona il polesano per trasferirsi a Padova: anche qui subisce le persecuzioni del fascismo tanto che nella notte del 16 agosto sfugge a stento ad un agguato.

Matteotti prosegue la sua attività di denuncia accusando i governi Giolitti e Bonomi di tolleranza e complicità con i fascisti. Denuncia inoltre all'estero il fascismo come imminente pericolo non solo italiano, che si sta affacciando sulla realtà storica europea.

Nel 1923 Matteotti scrive "Un anno di dominazione fascista", con cui dimostra i fallimenti fascisti sui temi del risanamento economico e finanziario e della restaurazione dell’ordine e dell’autorità dello Stato. L'accusa al governo fascista è quella di aver sostituito in dodici mesi l’arbitrio alla legge, asservito lo Stato ad una fazione, e di avere diviso il paese in dominatori e sudditi. Un anno dopo l'Italia si trova alla vigilia delle ultime elezioni e il polesano denuncia l'assenza di legalità e democrazia dal clima politico. Nel corso della campagna elettorale subisce aggressioni da parte dei fascisti prima a Cefalù e poi a Siena.

Il 30 maggio 1924 in Parlamento si vota la convalida degli eletti formalizzando la legalità e la regolarità delle elezioni: Matteotti con un celebre discorso contesta i risultati, accusando i fascisti di brogli elettorali; denunzia inoltre le violenze contro i cittadini e contro i candidati socialisti, comunisti, repubblicani e liberali progressisti. E' al termine di questo celebre discorso, dopo le congratulazioni dei suoi compagni di partito, che Giacomo Matteotti risponde con le parole: "Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me".

Sul giornale "Il Popolo d'Italia" compaiono le parole di Mussolini, il quale scrive che si rende necessario "dare una lezione al deputato del Polesine"; l'invito del leader fascista viene prontamente accolto. Il giorno 10 giugno 1924 a Roma, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, un gruppo di fascisti aggredisce e rapisce Giacomo Matteotti, mentre si stava recando in Parlamento. Caricato a forza su una macchina, viene ripetutamente percosso e infine ucciso a coltellate. Il corpo verrà occultato e ritrovato in stato di decomposizione in un boschetto di Riano Flaminio (la macchia della Quartarella) solo sei giorni più tardi.

Il delitto Matteotti susciterà una profonda emozione nazionale, costituendo di fatto la crisi più grave affrontata dal fascismo, che ad ogni modo riuscirà ad imporre alla nazione la sua dittatura per il ventennio successivo