Olga benario

Olga benario
rivoluzionaria e martire

mercoledì 30 gennaio 2008

lettera a Ferrero

Caro Ferrero,

spero che avrai visto in TG 3 di stasera il servizio agghiacciante sugli schiavi africani degli agrari italiani, oramai tutti malati ed in preda a vari
malanni dovuti alla malnutrizione, alla mancanza di alloggi igienici, agli anticrittogramici.

Spero ti sarai vergognato per quanto potevi fare e non hai fatto e per questa Italia sempre più incivile e cinica anche per gente come te capace soltanto di tenere bene al caldo il proprio posto.
Pietro Ancona

venerdì 18 gennaio 2008

domenica venti gennaio 2008: attacco papista all'Italia

Cc: bertinotti@cameradeputati.it ; mARINI@posta.senato.it ; mussi@cameradeputati.it ; sindaco@comune.roma.it
Sent: Friday, January 18, 2008 10:26 AM
Subject: Domenica all'Angelus: attacco papista all'Italia.
DOMENICA ALL'ANGELUS: ATTACCO PAPISTA ALL'ITALIA
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Il Cardinale Ruini sta organizzando la vendetta del Vaticano contro l'Italia laica che ha impedito l'annessione della libera università statale "la Sapienza" di Roma alla marca clericale: domenica prossima, il consueto appuntamento del Papa con i suoi fedeli, si trasformerà in una prova di forza, in un arruolamento di tutti i presenti all'Angelus, contro la laicità dello Stato Italiano.
Non sono stati ritenuti sufficienti le scuse del Presidente della Repubblica e le servili dichiarazioni del Rettore della Sapienza, del Ministro Mussi e del Sindaco di Roma e segretario del PD Veltroni, nè hanno placato la rabbia di Ruini gli articoli di tanti pennivendoli della stampa italiana di elogio di un discorso spacciato per una summa di
elevato sapere. Non è bastata l'indegna gazzarra bipartisan di gran parte della Camera dei deputati, le richieste di licenziamento dei docenti laici, l'esclusione degli studenti laici dall'inaugurazione dell'anno accademico, le ingiurie volgari e volgarissime rivolte al fiore della fisica italiana. La Chiesa vuole mostrare i suoi muscoli, far capire che lo Stato si deve soltanto sottomettere e che le sue leggi debbono ricevere l'imprimatur della Cei e del collegio cardinalizio di vigilanza.
Sembra che non tutta la Chiesa sia convinta della giustezza di questa linea di rude scontro. Ma quanti dentro la stessa gerarchia della Chiesa e dentro la grande comunità dei cattolici vorrebbero esprimere protesta contro il fondamentalismo di Ruini vengono scoraggiati dalla pecorile acquiescenza di tanti esponenti di quella che era la sinistra italiana che probabilmente domenica prossima saranno in Piazza San Pietro, nell'artiglio
disegnato dal colonnato, con il capo cosparso di cenere, magari a piedi nudi come Enrico IV a Canossa.
Mastella, eroe bipartisan dell'oligarchia italiana sarà costretto ad andare da solo con le sue truppe cammellate alla Messa Papale. La signora Mastella" colpita perchè cattolica"
sarà purtroppo costretta a restare a casa, nella sua splendita villa di Ceppaloni guadagnata con i proventi della politica ( in Italia i politici non hanno bisogno di tangenti: bastano i loro emolumenti e privilegi ad arricchirli).
Spero di non vedere in Piazza San Pietro Veltroni e Mussi e gli esponenti della sinistra.
Domenica lo Stato Italiano sarà umiliato dalla prova di forza delle parrocchie. Molti esponenti dell' establishement parteciperanno all'opera di umiliazione. Dopo l'Angelus avremo un'Italia c he assomiglierà sempre di più
all'Iran ed agli Stati teocratici senza le ragioni che giustificano l'islamismo: la difesa della patria contro l'annessionismo imperialistico dell'Occidente.
Naturalmente, il braccio di ferro di Ruini dovrà fruttare tanti ulteriori privilegi alla Chiesa che già succhia da tutti i livelli della pubblica amministrazione. Ma il premio più ambito non sarà la cancellazione dei pacs (già incassata) ma lo svuotamento della 194 ed ulteriori privilegi alla Scuola cattolica e di colonizzazione della scuola statale.Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/

mercoledì 16 gennaio 2008

rosa luxemburg



la rivista di

La "Rosa Rossa"Rosa Luxemburg, donna di scienza di Sara Sesti

Biografia e opere, in inglese, nel sito dell' Enciclopedia del Marxismo - Esiste anche una sezione italiana.
Il Rosa Luxemburg Institut:, con sede a Vienna, ha un sito in tedesco, ricco di informazioni sui movimenti femminili
Alcuni articoli di Rosa Luxemburg e lettere dalla prigione (in inglese) nel Marxist Internet Archive
L'accumulazione del Capitale è edito in Italia da Einaudi, 1968, attualmente fuori catalogo. Se ne può trovarne una copia usata in rete presso la Libreria dei passi perduti.
Il 15 gennaio 1919 furono assassinati Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, due settimane dopo aver fondato il partito comunista in Germania. A 83 anni dalla morte, ricordiamo la "rosa rossa" non tanto per l'attività politica, quanto per il contributo teorico all'economia, una disciplina dove il contributo femminile è ancora scarso.
Rosa Luxemburg nacque a Zamosc nella Polonia russa nel 1871. Era l'ultima di cinque figli di una famiglia ebrea poverissima. Nell'infanzia fu colpita da una grave forma di sciatica, di cui risentì per tutta la vita. A 15 anni aderì al movimento rivoluzionario polacco; non ancora diciottenne dovette espatriare clandestinamente per sfuggire all'arresto. A Zurigo intraprese gli studi di scienze naturali, per poi passare a quelli di scienze politiche. Si laureò con lode presentando una tesi di storia economica, poi pubblicata, sullo sviluppo della Polonia. Dopo la laurea contrasse un matrimonio fittizio (si separò dopo qualche anno) allo scopo di acquistare la cittadinanza tedesca e poter così lavorare nel Partito socialdemocratico.
La giovane diventò presto uno degli agitatori più popolari del movimento operaio tedesco. Nel 1904 subì la prima detenzione, di tre mesi, per lesa maestà; tornò in carcere per qualche mese l'anno successivo, quando si recò a Varsavia in occasione della prima rivoluzione russa. Nel 1914 Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht (1871-1929) e altri, contrari alla guerra, uscirono dal Partito socialdemocratico tedesco che, come la maggioranza dei partiti operai dell'epoca, non si oppose alla politica di aggressione nazionalista realizzata dalle classi dominanti del proprio paese. Dalla scissione nacque nel 1916 la Lega Spartaco, che sarebbe diventata alla fine del 1918 il Partito comunista tedesco. Rosa Luxemburg, già incarcerata nel 1915 per propaganda antimilitarista, fu di nuovo arrestata e detenuta per più di due anni senza condanna, come misura di sicurezza.
In carcere studiò e scrisse; intanto scoppiò in Russia la rivoluzione del 1917, cui seguì in Germania una grande ondata di scioperi culminati nel novembre 1918 con l'abdicazione dell'imperatore. Uscita dal carcere in precarie condizioni di salute, Rosa Luxemburg fu animatrice dell'organo di propaganda spartachista "Rote Fahne". Ricercata dalla guardia civica del nuovo governo repubblicano guidato dai socialdemocratici, dormiva ogni notte in un albergo diverso, sotto falso nome. Nel gennaio 1919, dopo l'insurrezione "di Spartaco", i socialdemocratici posero una taglia di 100.000 marchi su Luxemburg e Liebknecht. Arrestati entrambi il 15 gennaio, furono assassinati durante il trasporto in auto al carcere. Rosa Luxemburg aveva 48 anni. Il suo corpo, gettato in un canale, fu trovato solo alcuni mesi dopo; le autorità riuscirono a impedire che fosse sepolto a Berlino, per timore di manifestazioni e incidenti.
La prima opera di Rosa Luxemburg fu L'accumulazione del capitale, pubblicata a Berlino nel 1913. L'autrice così ricorda:
Il periodo in cui scrissi "L'accumulazione" è tra i più felici della mia vita. Vivevo come in uno stato di ebbrezza, giorno e notte non vedevo e non sentivo altro che questo unico problema il quale si sviluppava così bene davanti a me, e non saprei dire cosa mi dava più gioia: il processo del pensiero, quando rigiravo una questione intricata passeggiando lentamente su e giù (...) oppure la stesura, il fatto di dare una forma letteraria con la penna in mano. (...) Ho scritto l'intero libro d'un fiato, in quattro mesi.
Questo modo di creare, tipico più di un'opera d'arte che di un saggio scientifico, ne fa un lavoro affascinante ma di difficile interpretazione. Rosa Luxemburg non aveva altra intenzione che quella di divulgare il Capitale di Karl Marx (1818-1883), convinta del fatto che l'economia politica vi trovasse il proprio coronamento. Ma partendo dal modello della riproduzione allargata del capitale, la studiosa spinse la propria analisi oltre il punto in cui Marx si era fermato, considerando la possibilità che gli investimenti dei capitalisti risultino insufficienti rispetto al livello di equilibrio dinamico. Ampliò lo schema marxiano in due sensi. Da un lato, considerò i paesi non capitalisti (nuovi mercati di sbocco che rendono possibile l'espansione capitalista, data l'insufficienza degli investimenti interni); dall'altro, esaminò l'influsso dello stato sulla produzione (tramite le spese belliche, finanziate con il prelievo fiscale). Fornì così un'analisi teorica dell'imperialismo.
Assieme a Tugan-Baranovskiy e a Nikolaj Lenin (1870-1924), Rosa Luxemburg è stata tra i primi a servirsi degli schemi marxiani di riproduzione del capitale, delineandone la validità universale e quindi anche per la pianificazione socialista. Ella ha anticipato l'analisi delle carenze di domanda effettiva degli economisti Michal Kalecki (1899-1970), che la studiò, e di John Maynard Keynes (1883-1946).Malgrado la sua importanza, L'accumulazione del capitale fu accolto con ostilità dai marxisti contemporanei. Le esigenze della propaganda e della lotta politica contingente prevalevano su ogni considerazione scientifica, tanto più su un tema allora scottante quale la possibilità di evoluzione e crollo del capitalismo. Per questo i dirigenti socialdemocratici, impegnati a dare un'impronta moderata al movimento operaio, considerarono L'accumulazione un libro dannoso e irresponsabile.

Sempre più Rosa
Tommaso Di Francesco
Sarà l'effetto disastro della Sinistra in Europa che brancola in cerca di sé, oppure il fenomeno, tutto tedesco, del nuovo ruolo della Linke che spaventa la Grande coalizione e spinge la Spd sempre più a sinistra, fuori dal governo con la Cdu. O sarà una metamorfosi della nostalgia per quei simboli che, anche se ufficiali, non erano certo amati dal regime dell'ex Germania dell'est. Sarà per tutti questi motivi o per nessuno di questi che soffia, sotterraneo, un timido vento di novità nella grande depressione del Vecchio continente. Sta di fatto che domenica, come ogni seconda domenica di gennaio, erano attese decine di migliaia di persone per ricordare a Berlino gli spartachisti Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, assassinati il 15 gennaio del 1999 dalle milizie del partito socialdemocratico al potere in Germania. Dicono le cronache che stavolta però al cimitero berlinese di Friedrichsfelde sono arrivati in più di centomila. Complice la giornata di sole, hanno sfilato tanti uomini e donne di mezza età, ma soprattutto tantissimi giovani, tedeschi, italiani, spagnoli, francesi. E poi, anarchici e no global. La banda ha suonato l'Internazionale e Bandiera rossa e ognuno ha salutato in cuor suo il volto dolce, malinconico e severo di Rosa Luxemburg. A tutti è sembrato che quello spazio di speranza conquistato già subito dopo la caduta del Muro, piuttosto che un baraccone rituale, una ricorrenza nel ricordo dei più amati - e più ricercati delle nostre belle figurine - sia stato uno spazio spalancato, un segnale lanciato nel cuore d'Europa.Se si cerca come alternativa, la sinistra non socialdemocratica può trovarsi, magari in un giorno di sole. Deve uscire dalle rappresentazioni ufficiali, scambiare ruoli di governo con figurine di movimento. E viceversa. Tentando forme nuove, di movimento e di governo. Farsi, se possibile, sempre più Rosa...




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domenica 13 gennaio 2008

rompere il monopolio cgil cisl uil

alleato naturale della sinistra "vera"che tuttora esiste in Italia anche all'interno del PRC o del PDCI e della sinistra democratica sono i COBAS.
Ma la sinistra ignora i Cobas, li ha cancellati dalla sua vista e con ciò commette un errore grave per se stessa e per l'Italia.
Dopo il rigido allineamento della CGIL alla dottrina del "patto per l'Italia". la stipula del protocollo del 23 luglio, il silenzio sull'infame pacchetto sicurezza, la difesa dello stesso contro i tentativi di miglioramento provenienti dalla sinistra, l'adesione alla linea del legame produttività-salari e dell'indirizzare la contrattazione italiana verso gli "individual contract", non è più possibile
sopportare il monopolio della rappresentanza detenuto da CGIL CISL UIL. Le tre confederazioni esprimono una politica omogenea di subalternità culturale al liberismo ed
alla Confindustria.
Il monopolio della rappresentanza delle tre confederazioni deve essere rimesso in discussione se non si vuole cancellare ogni benchà minima traccia di dialettica sociale.
La "normalizzazione" della FIOM è questione di tempo. Già la CGIL ha messo piede all'interno del gruppo dirigente ed è pronta alla successione. Bisogna quindi rivedere la questione del monopolio demolendo la legge Bassanini e la teoria incostituzionale del criterio della "maggiore rappresentatività".
Dal momento che la CGIL in rottura c on la sua lunga e a volte gloriosa tradizione di rappresentanza genuina della classe lavoratrice accetta la dottrina aziendalistica della CISL e la sua idea di sindacato conforme al sistema esistente, non esistono più possibilità di rappresentare i reali interessi dei lavoratori se non rompendo il monopolio ed allargando la rappresentatività in primo luogo ai COBAS.
E' utile sapere che l'area maggiormente colpita da discriminazioni ed atteggiamenti antisindacali del mondo del lavoro è quella occupata dai COBAS. I dirigenti Cobas stentano a sopravvivere nei posti di lavoro perchè oggetto di persecuzioni canagliesche tipo Valletta anni cinquanta. Spesso dirigenti COBAS vengono licenziati. Bisognerebbe
aprire una inchiesta ufficiale sulle sofferenze dei lavoratori che di iscrivono ai cobas e sulla persecuzione dei loro dirigenti.
Segnalo il problema all'attenzione di esponenti della sinistra perchè valutino con attenzione il problema e le possibili iniziative da assumere.
Pietro Anconahttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/

appello per migliori salari e contro la detassazione indiscriminata


Appello di economisti e intellettuali contro un approccio solo fiscale al problema e perchéle detassazioni in discussione non ricadano sui lavoratori deboli e sul contratto nazionale
Bassi salari: cosa serve e cosa no
È un bene che la questione salariale sia oggi al centro del dibattito pubblico. A causa dell'inflazione e di retribuzioni del tutto inadeguate (in Europa solo il Portogallo si colloca sotto l'Italia quanto a livello dei salari), la condizione del lavoro dipendente nel nostro Paese è ormai insostenibile. Va detto tuttavia con chiarezza che non si tratta di una novità. Negli ultimi 25 anni la quota di ricchezza attribuita ai redditi da lavoro è diminuita di oltre 15 punti di Pil, mentre la quota attribuita ai profitti è balzata dal 2 al 16%. Dopo gli accordi del 1992-93, che abolirono la scala mobile e vararono la concertazione, circa il 3% del Pil (45 miliardi di euro in valori correnti) è passato dal monte-salari ai redditi da capitale. Non stupisce che nel corso di questo periodo il valore reale delle retribuzioni non sia cresciuto e per molte categorie sia addirittura diminuito.È dunque positivo che il tema dei bassi salari e dell'impoverimento delle classi lavoratrici sia al centro del confronto tra governo e parti sociali avviatosi dopo la pausa festiva. Meno positivo appare il modo in cui si intende affrontarlo affidandosi a misure di natura fiscale, quasi che controparte del lavoro non siano più l'impresa e le pubbliche amministrazioni, ma il Tesoro.Sono state avanzate proposte diverse, che vanno tenute ben distinte tra loro.Si è parlato di ridurre il carico fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni attraverso un aumento delle detrazioni a beneficio dei percettori di redditi medio-bassi. Siamo favorevoli a tale ipotesi, fermo restando che la copertura degli oneri che essa comporta non potrà certo gravare sul lavoro e che di analoghe agevolazioni dovrà beneficiare anche la vasta platea dei lavoratori «dipendenti mascherati» (co.co.co., co.co.pro., associati in partecipazione e partite Iva), sinora esclusa da tutte le misure di tutela del lavoro dipendente. Ulteriori tagli alla spesa rischierebbero di tradursi in nuove riduzioni dell'offerta pubblica di beni e servizi, in ulteriori tagli allo Stato sociale, cioè in un'ulteriore diminuzione del salario reale. Per le detrazioni andranno pertanto impiegati i notevoli risultati ottenuti sul fronte della lotta all'evasione e le risorse che deriverebbero da una revisione del profilo ingiustificatamente restrittivo della politica di bilancio. Ma va altresì previsto un aumento del peso fiscale sui redditi da capitale (profitti e rendite, a cominciare dalle plusvalenze, che in Italia godono di un intollerabile regime di privilegio).Si parla anche di detassare gli aumenti contrattuali a partire dalla contrattazione di secondo livello. Questa proposta - non per caso avanzata in passato da forze del centrodestra - è a nostro parere sbagliata e pericolosa, e tale da comportare seri rischi anche sul terreno dei diritti del lavoro. Essa lascerebbe intatta la condizione lavorativa e retributiva di quanti lavorano in situazioni di apparente autonomia e di quanti vivono di pensione. Inoltre si inscrive nel contesto di una campagna volta a privilegiare la contrattazione di secondo livello (dalla quale resta oggi escluso circa il 70% dei lavoratori), in modo da collegare i salari alla produttività, incentivando attraverso la detassazione proprio la parte variabile e aleatoria del salario o, peggio, quella legata a non controllabili indici di bilancio. Ne deriverebbe la marginalizzazione di quel fondamentale strumento di redistribuzione e di solidarietà per il mondo del lavoro che è il contratto collettivo nazionale. Si realizzerebbe così il sogno del padronato: individualizzare il rapporto di lavoro e scaricare sui lavoratori i rischi d'impresa. Tutto ciò contribuirebbe a mutare anche la natura del sindacato, che - fatti propri gli obiettivi della competizione di mercato - cesserebbe di concepire se stesso quale autonoma rappresentanza del lavoro e quale controparte del capitale.Potremmo aggiungere altre osservazioni critiche. Riteniamo tuttavia che quelle sin qui svolte bastino suggerire la necessità di cercare altre soluzioni. La questione salariale nel nostro Paese discende dalla scelta del padronato italiano di ridurre al minimo costi, diritti e capacità conflittuale del lavoro. Non è la conseguenza delle presunte rigidità del modello contrattuale vigente né della scarsa produttività del nostro apparato produttivo. Che è un problema reale e di prima grandezza. Ma che consegue alla scelta di una parte cospicua delle imprese di destinare i profitti alla speculazione finanziaria piuttosto che agli investimenti in ricerca e innovazione. Sul governo incombe la responsabilità primaria di tener fede alle promesse (a cominciare dalla restituzione strutturale del fiscal drag e dall'innalzamento delle aliquote fiscali sulla rendita); di varare misure efficaci contro il carovita e la precarietà; di rinnovare in tempi rapidi il contratto dei dipendenti pubblici e di operare affinché vengano chiusi al più presto anche i contratti dei meccanici e del commercio. Occorre invertire la tendenza (che ha ispirato anche il Protocollo sul welfare) a premiare il salario di rischio e a favorire il ricorso agli straordinari. È necessario soprattutto smettere di incoraggiare le imprese nella ricerca di profitti facili, che prendono poi sistematicamente la strada della speculazione finanziaria.Al sindacato chiediamo di continuare a svolgere la propria funzione di autonomo rappresentante degli interessi di chi lavora e di controparte dei datori di lavoro, dai quali va preteso il rispetto dei diritti dei lavoratori, a cominciare dal diritto costituzionale a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato e sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Alla sinistra tutta, infine, compete l'onere di dimostrarsi all'altezza dei propri compiti e obiettivi. È necessario ottenere dal governo il rispetto degli impegni assunti e mettere in campo efficaci iniziative contro la precarietà e per il salario, a cominciare da nuovi meccanismi che garantiscano il recupero del potere d'acquisto eroso dall'inflazione. Di questo dovrà trattare il confronto con il governo, se non si vorranno nuovamente deludere le aspettative del mondo del lavoro e le stesse necessità del Paese. Mario Alcaro, Emiliano Brancaccio, Alberto Burgio, Bruno Casati, Paolo Ciofi, Aurelio Crippa, Piero Di Siena, Mario Dogliani, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Giorgio Galli, Luciano Gallino, Francesco Garibaldo, Claudio Grassi, Dino Greco, Paolo Leon, Giorgio Lunghini, Alfio Mastropaolo, Gianni Pagliarini, Felice Roberto Pizzuti, Marilde Provera, Enrico Pugliese, Riccardo Realfonzo, Marco Revelli, Tiziano Rinaldini, Massimo Roccella, Rossana Rossanda, Ersilia Salvato, Massimo Serafini, Bruno Steri, Antonella Stirati, Aldo Tortorella, Mario Tronti, Katia Zanotti, Stefano Zuccheriniper adesioni: bassisalari@gmail.com12/01/2008

mercoledì 2 gennaio 2008

lettera a Valentino Parlato del Manifesto

Caro Parlato,

mi permetto di dissentire dal tono soft del suo articolo sul discorso presidenziale.
E' stato un discorso banale, vuoto, generico e sopratutto vile.
Si vile. In un'Italia tormentata dai demoni del razzismo avrebbe potuto in qualche modo alleggerire la pressione sui migranti accennando magari al significativo contributo del lavoro straniero al PIL italiano. Zitto e mosca! In un Italia oppressa dal Vaticano ha fatto finta di leggere nella Costituzione le pretese di Benedetto XVI. In un Italia che ha grandi problemi economici ha glorificato le nostre missioni di ascarismo usa
Parlare del malessere italiano in termini generici è falso. Falsifica la situazione. Il malessere non è italiano ma di quegli italiani che vengono impoveriti ed emarginati dalla feroce politica liberista che dal 1993 ad oggi ha creato salari di fame con il concorso consapevole di sindacati di regime ( di regime a seguito della famigerata legge Bassanini).
Parlare di crisi della democrazia senza dire dove è la crisi è demagogia. Se i politici italiani non si fossero organizzati in Casta nazionale non ci sarebbe crisi. Se i partiti più grossi non volessero fottere a tutti i costi la sinistra facendo la polemica con i piccoli ricattatori non ci sarebbe crisi.
La crisi nasce dalla tentazione oramai immanente di limitare la democrazia con una legge elettorale fasulla e tante Patriot Act come quella vergognosamente varata giorni fa per decreto.
Infine, a proposito di poltiglie e delle stupidaggini del Censis che fa dell'impressionismo sociologico ad usum delphini la prego di desistere dall'indicarcele come mirabolanti analisi
Il Censis si è inventato un linguaggio impressionistico appunto per evitare di dire come stanno realmente le cose per chi sta sotto. Allora mescola tutto come un barman veterano e ci propina le sue immagini che per fortuna evaporeranno presto dal momento che sono bolle, soltanto bolle...
Cari saluti e buon anno a lei ed al Manifesto che tanto amiamo.
Pietro Ancona